Un albergo isolato sulle rive di un tetro lago. Due coppie di ospiti in viaggio di piacere, ognuna con molti scheletri nell’armadio. Un anziano pensionato misantropo, querulo e ipocondriaco con la sua seconda moglie. Il ricordo incombente di un figlio tradito dal suo stesso sangue. Una presenza misteriosa in cerca di vendetta, diabolica nell’architettare agguati mortali. Tra delitti inspiegabili e indagini alla cieca, un thriller che segna l’atteso, grande ritorno del suspense gotico.
(Dalla quarta di copertina del Premio Tedeschi 2008 Il mio volto è uno specchio, di Enrico Luceri: il Giallo Mondadori è in edicola per tutto il mese di dicembre 2008.)
Il romanzo inizia in un ospedale in Venezuela, quando una misteriosa donna, davanti al marito oramai senza vita, promette di compiere la sua vendetta. Rapidamente, nello stile diretto e preciso dell’autore, veniamo proiettati in un albergo italiano sul lago Trasimeno, dove tre coppie di coniugi si ritrovano loro malgrado a passare insieme alcuni giorni.
Già dalle prime pagine Luceri inizia a dare spessore a quell’atmosfera di tensione e mistero che caratterizzerà il romanzo fino alla conclusione. Il lettore viene accompagnato attraverso le fasi principali in un continuo cambio di prospettive creando l’illusione che tutto sia diverso da quello che appare. Il ritmo è sempre in grado di sostenere l’equilibrio che l’autore ha creato, disseminando diversi indizi che caratterizzano molto i personaggi e costruendo ambiguità mai banali che disorientano il lettore. Quando si intuisce che dietro la calma apparente dell’albergo c’è il progetto di un assassino il lettore è pronto, ma non ha ancora trovato il modo di orientarsi. La verità è sfuggente, ma sempre senza inganno. Tutto è sotto gli occhi del lettore, celato abilmente tra le pieghe delle pagine.
Quando poi ci si rende conto di avere gli indizi per svelare l’assassino è ormai troppo tardi. La scia di sangue scorre abbondante e anche il commissario giunto sulla scena del delitto sembra arrancare dietro un dettaglio che è lì, a due passi, ma che sembra inafferrabile.
Un romanzo dal meccanismo perfetto, che ci ricorda molto i film thrilling degli anni ’70 e anche la scrittura è molto cinematografica, come se il lettore guardasse i movimenti e i cambi di scena di una telecamera, sempre pronta a riprendere la scena giusta, senza svelare troppo.
Un romanzo che merita appieno il premio che ha vinto e un autore che finalmente approda in una collana che ospita da sempre i più grandi autori del genere. Luceri è meritatamente tra di loro. È uno di loro.
di Andrea Franco
(Dalla quarta di copertina del Premio Tedeschi 2008 Il mio volto è uno specchio, di Enrico Luceri: il Giallo Mondadori è in edicola per tutto il mese di dicembre 2008.)
Il romanzo inizia in un ospedale in Venezuela, quando una misteriosa donna, davanti al marito oramai senza vita, promette di compiere la sua vendetta. Rapidamente, nello stile diretto e preciso dell’autore, veniamo proiettati in un albergo italiano sul lago Trasimeno, dove tre coppie di coniugi si ritrovano loro malgrado a passare insieme alcuni giorni.
Già dalle prime pagine Luceri inizia a dare spessore a quell’atmosfera di tensione e mistero che caratterizzerà il romanzo fino alla conclusione. Il lettore viene accompagnato attraverso le fasi principali in un continuo cambio di prospettive creando l’illusione che tutto sia diverso da quello che appare. Il ritmo è sempre in grado di sostenere l’equilibrio che l’autore ha creato, disseminando diversi indizi che caratterizzano molto i personaggi e costruendo ambiguità mai banali che disorientano il lettore. Quando si intuisce che dietro la calma apparente dell’albergo c’è il progetto di un assassino il lettore è pronto, ma non ha ancora trovato il modo di orientarsi. La verità è sfuggente, ma sempre senza inganno. Tutto è sotto gli occhi del lettore, celato abilmente tra le pieghe delle pagine.
Quando poi ci si rende conto di avere gli indizi per svelare l’assassino è ormai troppo tardi. La scia di sangue scorre abbondante e anche il commissario giunto sulla scena del delitto sembra arrancare dietro un dettaglio che è lì, a due passi, ma che sembra inafferrabile.
Un romanzo dal meccanismo perfetto, che ci ricorda molto i film thrilling degli anni ’70 e anche la scrittura è molto cinematografica, come se il lettore guardasse i movimenti e i cambi di scena di una telecamera, sempre pronta a riprendere la scena giusta, senza svelare troppo.
Un romanzo che merita appieno il premio che ha vinto e un autore che finalmente approda in una collana che ospita da sempre i più grandi autori del genere. Luceri è meritatamente tra di loro. È uno di loro.
di Andrea Franco
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