lunedì 21 gennaio 2008

Holmes o Rocco? (A proposito di Dame Agatha e Miss Jenna)



Sherlock Holmes era omosessuale? Vediamo: mai spostato, mai fidanzato, non ha mai baciato una donna, della sua vita sessuale o sentimentale non si sa assolutamente nulla, vive con un uomo nell’inghilterra vittoriana, si droga regolarmente con cocaina, si traveste spesso e volentieri, dice per motivi di lavoro, almneno una volta si è travestito anche da donna. Giudicate voi.
E Rocco Siffredi?
Che c’entra con Dame Agatha? C’entra eccome se c’entra.
Van Dine? Ma stiamo scherzando? Qualcuno ha dei dubbi sul fatto che Philo Vance sia perdutamente gay? Certo che per Van Dine un romanzo giallo non deve avere una storia d’amore! Il motivo vero è questo. Se Van dine fosse gay non so, ma che Philo sia un criptogay è solare, evidente, lapalissiano, perfino imbarazzante. E se non vene eravate accorti, beh, che dire?
Il fatto è che secondo Freud (voi pensatene quel che vi pare) qualunque forma d’arte (quindi anche la letteratura, quindi anche la letteratura di genere ma anche il maistream, quindi SH ma anche i Promessi Sposi o Lolita) non è altro che sublimazione di istinti inconfessabili ed impresentabili, sostanzialmente quelli sessuali. Altri dicono (seriamente e fra loro scrittori e critici) che in fondo la letteratura è sempre autobiografia e molti aggiungono che è sostanzialmente masturbazione.
Personalmente condivido: descrivere la migliore storia o scena d’amore della storia della letteratura o del teatro (per dire Romeo e Giulietta) è sempre meno bello che viverla davvero quella storia, quella o qualunque altra. Della serie: piuttosto che essere quello che scrive “Oh Romeo, perché sei tu Romeo” è molto ma molto meglio essergli in mezzo alle cosce a Giulietta. Ma sempre e comunque. Per dire.
Ha più senso essere Rocco che Conan. Doyle. O Nabokov o Van Dine o chivvepare.
Non è che l’arte non abbia senso, è che la vita ne ha di più. Vivere conta più dello scrivere della vita. Detto questo, ma questo tenendo ben fermo e chiaro, se Nabokov si risentiva delle critiche di pornografia mossegli da critici molto probabilmente omosessuali (se si fossero eccitati sarebbero stati più comprensivi e meno critici; del resto pensate quele possa essere la vita sessuale di uno che scrive delle masturbazioni altrui...) questo era un problema suo. Prova ne sia il fatto che per non cadere indietro si è buttato avanti, accusando il genere di essere ripetitivo, il che è esattamente uno dei suoi punti di forza formali, essenziali, felicemente ripetuti.
“Lolita” è un romanzo fosco e cupo, ben scritto (il che è strano visto che la lingua originale di Nabby non era l’inglese e difficilmente si scrive bene in una lingua non propria) triste con qualche punta di puro eccitamento porno (ad esempio quando Humbert scopre non solo che Lolita a dodici anni non è vergine, ma che erano mesi che lo faceva in tre con una sua amichetta di poco più grande di lei ed un altro fortunato bastardo tredicenne, come dicono gli americani). Lolita è una pericolosa ed eccitante ninfa, ma di quelle come lei si parla da almeno 3000 anni nella cultura europea o pensavate che le ninfe e le driadi del mondo classico con Pan, in mezzo alle fratte, ci giocassero a tresette?
Cosa conta di più? Scrivere i migliori romanzi della storia della letteratura o fare sesso con 3000 e passa partner come Rocco Siffredi? Che è pure simpatico e senza dubbio conosciuto all’estero più di Camilleri o di De Cataldo. O se per questo di Manzoni. Forse forse, oggi come oggi , conosciuto quanto Berlusconi e Mussolini. Per dire, gli italiani famosi nel mondo.
Dica chiunque quel che vuole, scriva ognuno quel che vuole e che può. Ma Nabokov nel dire quel che Massimo Pietroselli dice che ha detto (mi fido intendiamoci, ma non l’ho letto e non lo leggerò, non ho tempo da perdere) dimostrava solo di essere casomai un grande scrittore ma anche un vigliacchetto puritano e snob. Non ostante avesse scritto Lolita.
Il fatto è che lui con Lolita non ci sarebbe mai andato a letto per davvero, per questo ne ha scritto. Considerate che in Italia, fino al Codice rocco (1936) l’età per il consenso sessuale era 12 anni, l’età di Lolita per l’appunto, e che da allora, oggi, è salita a 14.
Non dico che sia giusto, non dico che lo farei o che sto cercando di farlo. Dico che è legale.
E sono pronto a scommettere che Nabokov ce l’aveva piccolo.
A proposito: io avrei scelto Miss Alexa Rae. O Miss Jenna Haze. Ma si sa, de gustibus...
(Massimo Mongai)

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