Geoffrey Holiday Hall: uno scrittore misterioso. Forse uno pseudonimo, come Bernard Traven. Leonardo Sciascia, che di questo autore aveva letto "La morte alla finestra" nel Giallo Mondadori e ne caldeggiò la ripubblicazione alla Sellerio (nel cui catalogo figura), dice:
Si tratta di uno scrittore ben noto sotto altro nome che si è dato a quella vacanza (il nome lo fa sospettare)? Di un giovane scrittore che ha azzeccato quel primo libro e altri non ha saputo scriverne? Un piccolo mistero che sarebbe divertente risolvere...
Non lo risolse, però; benché, con la cocciutaggine di certi suoi personaggi, andasse addirittura da Alberto Tedeschi per scoprire qualcosa su Hall. Ecco come Sciascia racconta la sua inchiesta nella prefazione all'edizione Sellerio del romanzo:
Più di trent'anni fa, precisamente nell'autunno del 1952, alla stazione ferroviaria di Caltanissetta acquistai l'ultimo dei "gialli" settimanali Mondadori: La morte alla finestra di G. Holiday Hall. E non che nei "gialli" Mondadori ne fossero mancati fino a quel momento di buoni, ma fin dalle prime pagine "La morte alla finestra" mi parve di qualità diversa, di livello più alto. Ero allora fortemente affezionato agli scrittori americani, da Steinbeck a Caldwell a Faulkner a Cain: e mi parve che in quella pleiade si accendesse il lumicino del giovane Holiday Hall, intruppato tra i "giallisti" ma di miglior vocazione e di diverso avvenire. Più precisamente avevo l'impressione che quel giovane scrittore (giovane e nuovo lo diceva la presentazione editoriale) avesse fatto i suoi latinucci sugli altri maggiori, e su Faulkner specialmente. Mi avvenne di leggere il libro qualche anno dopo, l'impressione di allora mi si confermò al punto che volli saperne di più. Scorsi l'elenco di tutti i "gialli" settimanali che erano nel frattempo usciti: ma non ne trovai altri di G. Holiday Hall. Andai a trovare Alberto Tedeschi, che della collana era direttore, per chiedergli di quell'autore, di quel libro. Tedeschi molto gentilmente cercò di soddisfare la mia curiosità, ma senza alcun risultato. G. Holiday Hall era scomparso dal mondo della detective story, né si era ripresentato al mondo letterario americano. Non ne seppi più nulla. Riletto dopo trentasette anni ancora mi pare valga la pena cercare di saperne di più sul suo autore.
Hall scrisse nel 1954 un nuovo romanzo "The Watcher at the Door", che, comparso in Francia con una conclusione diversa dall'originale, vinse nel 1954 il Grand Prix de la Litérature Policière, lo stesso del nostro Scerbanenco. Dopo di che, il silenzio.
Il titolo originale di "La morte alla finestra" è "La fine è nota": perché, con un virtuosismo di intreccio, il romanzo comincia dalla fine, ovvero dalla caduta dalla finestra di un uomo misterioso. Quest'uomo, in abiti dimessi, si era presentato a una donna chiedendo del marito, il ricco signor Paulton: lei l'aveva fatto accomodare in attesa che lui tornasse ed era andata in un'altra stanza. Lo sconosciuto era caduto dalla finestra. Paulton, però, non lo conosceva affatto.
Incuriosito da questo avvenimento, pian piano Paulton comincia a ricostruire il passato dello sconosciuto, assillato dal perché avesse cercato proprio lui. Così, il romanzo lascia quella camera e quella finestra e segue Paulton nella sua ricerca, nel tempo e nello spazio, di un uomo. Un testimone dopo l'altro disegna il quadro di un destino tragico di cui, fino alla fine, non si riesce a capire il collegamento con un altro destino, quello di Paulton. Finché egli non si ritroverà davanti a quella finestra in quella stessa stanza...
Insomma, un romanzo di classe, costruito magistralmente per arrivare, con un cerchio perfetto, alla soluzione che non diremo. Purtroppo, le copertine dei Gialli Mondadori a volte dicono più del dovuto. Cosa possiamo intuire dal disegno di Jacono?
Più di trent'anni fa, precisamente nell'autunno del 1952, alla stazione ferroviaria di Caltanissetta acquistai l'ultimo dei "gialli" settimanali Mondadori: La morte alla finestra di G. Holiday Hall. E non che nei "gialli" Mondadori ne fossero mancati fino a quel momento di buoni, ma fin dalle prime pagine "La morte alla finestra" mi parve di qualità diversa, di livello più alto. Ero allora fortemente affezionato agli scrittori americani, da Steinbeck a Caldwell a Faulkner a Cain: e mi parve che in quella pleiade si accendesse il lumicino del giovane Holiday Hall, intruppato tra i "giallisti" ma di miglior vocazione e di diverso avvenire. Più precisamente avevo l'impressione che quel giovane scrittore (giovane e nuovo lo diceva la presentazione editoriale) avesse fatto i suoi latinucci sugli altri maggiori, e su Faulkner specialmente. Mi avvenne di leggere il libro qualche anno dopo, l'impressione di allora mi si confermò al punto che volli saperne di più. Scorsi l'elenco di tutti i "gialli" settimanali che erano nel frattempo usciti: ma non ne trovai altri di G. Holiday Hall. Andai a trovare Alberto Tedeschi, che della collana era direttore, per chiedergli di quell'autore, di quel libro. Tedeschi molto gentilmente cercò di soddisfare la mia curiosità, ma senza alcun risultato. G. Holiday Hall era scomparso dal mondo della detective story, né si era ripresentato al mondo letterario americano. Non ne seppi più nulla. Riletto dopo trentasette anni ancora mi pare valga la pena cercare di saperne di più sul suo autore.
Hall scrisse nel 1954 un nuovo romanzo "The Watcher at the Door", che, comparso in Francia con una conclusione diversa dall'originale, vinse nel 1954 il Grand Prix de la Litérature Policière, lo stesso del nostro Scerbanenco. Dopo di che, il silenzio.
Il titolo originale di "La morte alla finestra" è "La fine è nota": perché, con un virtuosismo di intreccio, il romanzo comincia dalla fine, ovvero dalla caduta dalla finestra di un uomo misterioso. Quest'uomo, in abiti dimessi, si era presentato a una donna chiedendo del marito, il ricco signor Paulton: lei l'aveva fatto accomodare in attesa che lui tornasse ed era andata in un'altra stanza. Lo sconosciuto era caduto dalla finestra. Paulton, però, non lo conosceva affatto.
Incuriosito da questo avvenimento, pian piano Paulton comincia a ricostruire il passato dello sconosciuto, assillato dal perché avesse cercato proprio lui. Così, il romanzo lascia quella camera e quella finestra e segue Paulton nella sua ricerca, nel tempo e nello spazio, di un uomo. Un testimone dopo l'altro disegna il quadro di un destino tragico di cui, fino alla fine, non si riesce a capire il collegamento con un altro destino, quello di Paulton. Finché egli non si ritroverà davanti a quella finestra in quella stessa stanza...
Insomma, un romanzo di classe, costruito magistralmente per arrivare, con un cerchio perfetto, alla soluzione che non diremo. Purtroppo, le copertine dei Gialli Mondadori a volte dicono più del dovuto. Cosa possiamo intuire dal disegno di Jacono?
2 commenti:
una recensione interessante, condita da una storia dell'autore piuttosto accattivante... mi sa che questo romanzo lo devo recuperare su qualche bancarella: non può certo mancarmi!!! a presto
leggere l'intero blog, pretty good
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