tag:blogger.com,1999:blog-7724398216013401812024-03-13T00:59:37.055+01:00RomaGialloFactory"Se ne potrà concludere quella che è probabilmente la verità ultima del puzzle: malgrado le apparenze, non si tratta di un gioco solitario: ogni gesto che compie l'attore del puzzle, il suo autore lo ha compiuto prima di lui; ogni pezzo che prende e riprende, esamina, accarezza, ogni combinazione che prova e prova ancora, ogni suo brancolare, intuire, sperare, tutti i suoi scoramenti, sono già stati decisi, calcolati, studiati dall'altro."
Georges Perec, "La vita istruzioni per l'uso"RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.comBlogger64125tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-66231379824470737192009-06-04T12:36:00.001+02:002009-06-04T12:38:23.451+02:00Corruzione romanzesca<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigRKuYtw4QNQic4YQCwqHLklHofcFlVjB0ssVFrjPONlo-cvBQqXHvyygnhxpuX52VayNkzS4FwNX09fQ2Hzzbx0JcgMWcSsuzcDaFP-MRJaPdxaGhb61HByie6ICmTACe9iAdrIBUs7nT/s1600-h/Immagine1.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5343419737356850578" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 239px; CURSOR: hand; HEIGHT: 223px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigRKuYtw4QNQic4YQCwqHLklHofcFlVjB0ssVFrjPONlo-cvBQqXHvyygnhxpuX52VayNkzS4FwNX09fQ2Hzzbx0JcgMWcSsuzcDaFP-MRJaPdxaGhb61HByie6ICmTACe9iAdrIBUs7nT/s320/Immagine1.jpg" border="0" /></a>Dopo l'incontro con Jeffery Deaver, la <strong>Legal Drama Society</strong> è lieta di proporre ai soci ed agli appassionati un dibattito avente a tema "La corruzione nella rappresentazione letteraria e nelle aule di giustizia" tra lo scrittore italiano <strong>Ugo Barbàra</strong>, autore del romanzo "Il Corruttore", e il magistrato <strong>Piercamillo Davigo</strong>, scelto come testimone ed esperto della corruzione "reale".Modera il dibattito Luca Lupària, docente di Procedura Penale, Avvocato e Vice-Presidente della Legal Drama Society.L'incontro si svolgerà <strong>giovedì 4 giugno presso la storica Libreria Pecorini (Foro Buonaparte n. 48, Milano</strong>), alle ore 18:30, ad ingresso libero. Durante l'incontro, inoltre, Barbàra presenterà il suo nuovo romanzo, candidato al Premio Strega, "In terra consacrata". </div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-83128640281213278852009-04-06T08:42:00.001+02:002009-04-06T08:44:23.639+02:00Doppio FarinaPer chi non li conosca, e ne abbia il tempo e la voglia, doppio appuntamento di aprile con <strong><a href="http://www.corradofarina.tk/">Corrado Farina</a></strong>:<br /><br />mercoledì 15 alle ore 19, al cinema Trevi (vicolo del Puttarello, a due passi dalla fontana), proiezione del film "<strong>Baba Yaga</strong>" (1973), tratto da una storia a fumetti di Guido Crepax (a seguire, verso le 20,30, un incontro sul tema del rapporto tra cinema e fumetto);<br /><br />giovedì 16 alle ore 18, alla sede dell'Associazione "Piemontesi a Roma" (via Aldrovandi 16), un incontro con Ernesto G. Laura ed Enzo Natta sul tema "CF: <strong>Il colore del giallo</strong>", ovvero sui quattro romanzi "gialli" ambientati a Torino (ma con possibili estensioni del discorso a quelli che propriamente "gialli" non sono).RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-74064905859159089622009-04-01T08:57:00.006+02:002009-04-06T08:29:00.352+02:00Genius Loci a Roma<div align="justify"><br /></div><div align="justify">Giovedì e venerdì prossimi, 2 e 3 aprile, <strong>RomaGialloFactory</strong> parteciperà a <strong>Genius Loci</strong>, convegno sulla letteratura di genere (fantasy, fantascienza, horror, giallo, rosa...) in programma presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Tor Vergata (Roma).<br />Il convegno vedrà la partecipazione di docenti universitari (fra cui anche il Preside della Facoltà di Lettere, prof. Lazzaro Rino Caputo), insieme a molti scrittori, giornalisti e operatori della letteratura fantastica italiana, e romana in particolare. </div><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5321461557180495570" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 320px; CURSOR: hand; HEIGHT: 180px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7IiiuS1JHHBO2MskUgXlE4WmONImG7fH6_Cp4qr2RcotQP97UqsRs_ISA3-Oq4ZSnGPzv5fmivaV7gOvlncPWB4VOJGaNV4mffC-2CtifZrmbBihf24at9UVdXI5-JBVk7XqCSukFayjR/s320/Genius_Loci_005.jpg" border="0" /><br />E' folta la rappresentanza di RomaGialloFactory: Sabina Marchesi, Carmen Iarrera, Patrizia Pesaresi, Giulio Leoni, Massimo Pietroselli, Enrico Luceri, Marco Minicangeli, Nicola Verde, Luigi De Pascalis... oltre a Massimo Mongai il quale, col giornalista Vito Tripi, è l'organizzatore e curatore dell'iniziativa, giunta quest'anno alla seconda edizione.<br /><a href="http://www.fantasymagazine.it/notizie/10130/genius-loci-convegno-a-roma/">Ecco dove potete leggere i dettagli</a>.<br /><br /><br /><br /><span class="fullpost">seconda parte </span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-19174018497932243892009-03-25T08:48:00.002+01:002009-03-25T08:58:11.432+01:00La Legal Drama Society e il concorso per legal thriller!<div align="justify">La neonata <strong>Legal Drama Society</strong> è il primo circolo letterario e culturale nazionale dedicato al legal thriller e al courtroom drama, con sede a Milano, nei pressi del Tribunale (via Larga n. 6) e, in Internet,all'indirizzo <a href="http://www.legaldrama.it/" target="_blank">http://www.legaldrama.it/</a>.<br />La Legal Drama Society è nata per iniziativa di appassionati e lettori di legal thriller e di cultori del cinema a sfondo e <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJY18N1qnWAtfxWv-ICD9hatYLT30OPI7gQe-ybIlgzATafpWj1bLB-1YXk5s7YVm32VPnLz2LU8j9AUwTzmyc2zr52VpCiRdipfz1nGsqjO4uCLeQXgR4zIO2PiuVq84usDVX_MA-teYJ/s1600-h/Senza+nome.bmp"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5317031437067646498" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 217px; CURSOR: hand; HEIGHT: 155px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJY18N1qnWAtfxWv-ICD9hatYLT30OPI7gQe-ybIlgzATafpWj1bLB-1YXk5s7YVm32VPnLz2LU8j9AUwTzmyc2zr52VpCiRdipfz1nGsqjO4uCLeQXgR4zIO2PiuVq84usDVX_MA-teYJ/s320/Senza+nome.bmp" border="0" /></a>argomento processuale. Hanno aderito come soci onorari, già nei primi tre mesi di vita, noti scrittori (Gianrico Carofiglio, Paolo Roversi, Ugo Barbàra, Cristina Cattaneo), produttori (Maurizio Totti di <em>Colorado</em>), avvocati, medici legali e professori universitari.<br />La prima iniziativa che sta promuovendo e organizzando è il <strong>primo concorso di narrativa giudiziaria inedita</strong> (suddivisa in due categorie: racconti e legal thriller), volto a ricercare il nuovo Grisham italiano. Tale concorso è stato organizzato in collaborazione con Giuffrè Editore, Kowalski e Colorado, e mira a valutare opere inedite a sfondo giudiziario interessanti per la pubblicazione su scala nazionale o per la riduzione in fiction o film.<br /></div><div align="justify">Per saperne di più, recatevi sul sito dell'associazione.</div><div align="justify">Mille auguri alla LDS e ai partecipanti al concorso per aspiranti Grisham (o Gardner, se preferite)!</div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-48300692286713787922009-02-23T09:08:00.002+01:002009-02-23T09:15:45.495+01:00TV CHE PASSIONE (in libreria)Il 28 febbraio, presso la Libreria Suspense di Via Ceresio 87/89 Roma, ore 17.30, incontro con Federica Marchetti e il suo saggio GIALLO IN TV, presentato da Sabina Marchesi<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg62MwBIHj_DYtx3QDoACQl_wILFKD0pzs4ytLbMBX3JBbhzVp6URUUmQUJxu3qp09_lPVpQCm-4q1QbBPp2JJCth6qNFyWpQKmKiki3Hpd0K2vi0iBn52Yb-spjhKOpiTY8_yD0rXursf1/s1600-h/manifesto_GIALLO_IN_TV_28_febb.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5305901863391736738" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 322px; CURSOR: hand; HEIGHT: 378px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg62MwBIHj_DYtx3QDoACQl_wILFKD0pzs4ytLbMBX3JBbhzVp6URUUmQUJxu3qp09_lPVpQCm-4q1QbBPp2JJCth6qNFyWpQKmKiki3Hpd0K2vi0iBn52Yb-spjhKOpiTY8_yD0rXursf1/s320/manifesto_GIALLO_IN_TV_28_febb.jpg" border="0" /></a><br /><div></div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-45409082512713460542008-12-19T08:44:00.004+01:002008-12-19T08:49:50.134+01:00Il commissario Maigret e il caso Simenon<div align="justify">Questa è una storia di caratteri forti, di personalità singolari e di carriere fuori dall’ordinario.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhv4ES5YqO3l9_4THp-g33O9oVbj4T3QTasUjTkvDxHfJn1RhGbP_JOB4ACuEwkzBzEBcZcKTcglOIk0yNh81fvHH_i1TEDVq1E2ScykcBwRiAXGzMjbx-RxieUtx6s_1CF1IrWFjP2zyZc/s1600-h/clip_image002.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5281404502764092514" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 142px; CURSOR: hand; HEIGHT: 191px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhv4ES5YqO3l9_4THp-g33O9oVbj4T3QTasUjTkvDxHfJn1RhGbP_JOB4ACuEwkzBzEBcZcKTcglOIk0yNh81fvHH_i1TEDVq1E2ScykcBwRiAXGzMjbx-RxieUtx6s_1CF1IrWFjP2zyZc/s320/clip_image002.jpg" border="0" /></a>Eppure comincia nel modo più semplice, quasi banale: con un signore di mezza età dall’apparenza borghese che esce di casa come ogni mattina per recarsi al lavoro. Ha salutato sua moglie con affetto sobrio, ma non meno profondo, perchè hanno il pudore dei sentimenti delle coppie di qualche generazione fa.<br />Adesso l’uomo di mezza età è sulla soglia del palazzo. Indossa un cappotto perchè fuori l’aria è fresca e frizzante anche se è quasi primavera. Sfila di tasca una pipa, la infila in bocca e l’accende, aggiustando il tiraggio un paio di volte, quindi s’incammina sul viale alberato lasciandosi dietro una sottile scia di fumo aromatico. Il signore dal fisico massiccio deve fare una lunga camminata per recarsi in ufficio, che si trova distante, dove il fiume attraversa la città ma a lui piace passeggiare sui marciapiedi costeggiati di platani e guardare distrattamente le locandine dei quotidiani appese alle edicole dei giornali o il traffico sulla strada.<br /><span class="fullpost">Strada, ma avremmo dovuto dire rue, perchè siamo a Parigi, nell’XI arrondissement, e precisamente in Boulevard Richard-Lenoir 132, dove abita quell’uomo dall’aspetto borghese, che è diretto all’Île de la Cité, sulla Senna. I suoi collaboratori lo aspettano al Quai des Orfèvres, nel palazzo dove ha sede la Police judiciaire. Il signore di mezza età che fuma tranquillamente la pipa è un poliziotto, anzi un commissario. Di più: è una leggenda, protagonista di 75 romanzi, 28 racconti, una serie di film, telefilm e sceneggiati di cui si può perdere il conto, prodotti dalle <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbv3ePyE4j70zKyqxfj44mxHBlLWWdNP-CpUklDXB2y0UwZLrXoCtxqD95VE3PoneKx6uJkQftwsgGhV8OPHJx-bqEYI10Ym-kkARkbueksf8LbuwK34j63slb5vadIxOYTeWcTRMviESC/s1600-h/clip_image003.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5281404713654043442" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 152px; CURSOR: hand; HEIGHT: 213px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbv3ePyE4j70zKyqxfj44mxHBlLWWdNP-CpUklDXB2y0UwZLrXoCtxqD95VE3PoneKx6uJkQftwsgGhV8OPHJx-bqEYI10Ym-kkARkbueksf8LbuwK34j63slb5vadIxOYTeWcTRMviESC/s320/clip_image003.jpg" border="0" /></a>televisioni di nazioni diverse. Perchè lui, il poliziotto, è popolare in tutto il mondo, sulla sua vita e le sue inchieste esiste una saggistica vastissima e ha avuto perfino una versione a fumetti. Un successo che da quasi ottant’anni non conosce flessione, tanto che un paesino olandese gli ha dedicato una statua, inaugurata nel 1966. Perchè una statua e perchè proprio a Delfzjil, accanto alla foce del fiume Eems, sul Mare del Nord?<br />Per scoprirlo andiamoci, a Delfzjil, ma facendo un salto indietro nel tempo, molto prima che fosse inaugurata la statua dell’uomo con la pipa. Primavera del 1929: c’è un uomo che batte febbrilmente sui tasti di una macchina da scrivere e ogni tanto getta un’occhiata fuori dall’oblò. Osserva gli operai che lavorano a un’altra barca, la sua, che hanno tirato in secco per calafatarla, cioè per fare in modo che sullo scafo non ci siano fessure che lascino infiltrare l’acqua. Fanno rumore, questi operai, non possono farne a meno, così il proprietario della barca ha preso la sua macchina da scrivere sottobraccio e si è rifugiato all’interno di un altro battello, anch’esso tirato in secca poco distante.<br />Una macchina da scrivere e il silenzio, la calma e la concentrazione necessarie per riempire di lettere il foglio che scorre rapido sotto il rullo, quasi scivolando: quell’uomo è uno scrittore, giovane, perchè ha appena 26 anni, ma molto prolifico (ha già pubblicato oltre 750 racconti e 170 romanzi!) e anche affermato, tanto da aver acquistato quella barca, il cui nome è Ostrogoth. Il giovane scrittore invece si chiama Georges Simenon, è nato nella città belga di Liegi, e la pila di fogli battuti a macchina che si ammucchiano sul tavolino diventeranno un romanzo dal titolo “Piotr il Lettone”.<br />Chissà se Simenon intuisce che questo romanzo sarà diverso dai precedenti. Forse sì. Forse lo sente, e questa consapevolezza cresce man mano che batte sui tasti della macchina da scrivere, perchè in quei fogli c’è qualcosa, anzi qualcuno, un personaggio, con cui l’autore è destinato a restare legato tutta la vita, un vincolo indissolubile che finirà per diventare quasi una simbiosi. Il personaggio è un poliziotto, un investigatore francese, di quella che un tempo si chiamava la Sûreté e poi diventerà Police judiciaire: Jules Maigret. Il commissario Maigret. Il protagonista di 75 romanzi, 28 racconti, film e sceneggiati e perfino di un fumetto, così popolare che oltre trent’anni dopo proprio Delfzjil, il paesino olandese accanto alla foce del fiume Eems, gli dedicherà una statua, come avviene per gli eroi nazionali o per i figli prediletti di una terra.<br />Si può infatti affermare che Maigret, sebbene francese e creato da un belga, nasca proprio lì, fra la barca tirata in secca e il cafè Le Pavillon dove Simenon lo concepisce continuando instancabile a prendere appunti o a scrivere a macchina, e non a Saint-Fiacre, come recitano le sue biografie, apocrife o meno. Ovvio, perchè un personaggio nasce dove lo partorisce la fantasia del proprio autore, che in questo caso si chiama Georges Simenon, ha appena 26 anni, è già uno scrittore affermato e forse neanche immagina il successo che lo attende. Una fama e una popolarità destinate a sopravvivergli, quando nel 1989 morirà a Losanna, in Svizzera, dopo una lunga vita densa di successo e gioie, ma anche di dolori e delusioni.<br />Mentre il commissario Maigret ci piace immaginarlo ancora lì, sul boulevard Richard-Lenoir, mentre s’incammina verso il Quai des Orfèvres fumando la pipa. O alla brasserie Dauphine, a bere un boccale di birra, meglio ancora in un bistrot, a sorseggiare un bicchierino di Armagnac o Calvados.<br />Ecco, un cafè, un ritrovo così familiare che per tanti parigini, e non solo loro, entrarvi, consumare qualcosa e scambiare una parola con i camerieri come fossero vecchi amici è molto più di una piacevole abitudine: è un rito quotidiano, da assaporare con calma, magari con una Gitanes o una Gauloises appesa a un angolo della bocca, perchè questa è una storia di qualche anno fa, quando non esistevano i divieti di fumo nei locali pubblici.<br />La stagione è cambiata, adesso è estate. E fa molto caldo.<br />C’è qualcuno che (perchè c’è sempre "qualcuno che" in un romanzo giallo) che si è seduto al tavolino del Cafè des Sports, all’angolo fra place de la République e boulevard Voltaire, in preda a una forte agitazione. È una giornata torrida e l’uomo suda: non solo per l’afa, ma anche per l’agitazione, perchè è sconvolto. Beve e chiede al cameriere Nestor carta e penna per scrivere una lettera, come si faceva un tempo, quando non esistevano telefoni cellulari o e-mail. Impugna la penna ma resta così, con la mano sospesa in aria, perchè il curioso effetto ottico combinato del vetro del bicchiere e del sole attraverso le vetrate ha rivelato le righe di inchiostro asciugate sulla carta assorbente (siamo alla fine degli anni ’30 e le penne che si usano solo le stilografiche e non le Biro). Sono parole inquietanti e minacciose: “Domani alle cinque del pomeriggio ucciderò la chiromante”. E c’è anche la firma, uno strana firma, misteriosa e incomprensibile: Picpus. Signè Picpus, firmato Picpus.<br />Scritto nel 1944, ma verosimilmente ambientato negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, “Maigret e il caso Picpus” (“Signè Picpus” nell’originale) è un romanzo che dimostra in maniera esemplare sia l’abilità di Simenon che le capacità intuitive del commissario. Questi è infatti alle prese con un omicidio particolarmente complicato: quello di una chiromante assassinata nella propria abitazione. Fin qui non ci sarebbe nulla fuori dall’ordinario, lo è ciò che precede il delitto. Ovvero quello strano individuo, Mascouvin, che si precipita alla Police judiciaire per raccontare una storia che ha dell’inverosimile. Indebitato fino al collo con una presunta nobildonna che gestisce un salotto dedito più al gioco d’azzardo che alle chiacchiere, Mascouvin ha sottratto ben 1000 franchi dalla cassa della società immobiliare in cui lavora. Subito dopo, travolto dal rimorso, si è recato al Cafè des Sports e ha deciso d’impulso di scrivere una lettera ai suoi datori di lavoro confessando il furto. Ma mentre stava per farlo quel raggio di luce sul vetro, quelle parole e quella firma. Sconvolto, Mascouvin ripete ossessivamente la sua esperienza a Maigret, perplesso per una deposizione troppo assurda per sembrare inventata di sana pianta. Apparentemente. Ma è l’unico a prestare fede a quel sinistro avvertimento, tanto che la notizia della morte di una chiromante sembra quasi fargli tirare un sospiro di sollievo, con un filo di inconsapevole cinismo che Simenon dipana ad arte. Comincia così una delle indagini più complesse e contraddittorie che Maigret abbia affrontato, dove i personaggi coinvolti non hanno nulla in comune, quasi si fossero trovati sul luogo del delitto per una serie di circostanze fortuite. Come il vecchio signor Le Cloaguen, un ex-medico della marina mercantile che dopo una vita di vagabondaggi per mari esotici, trascorre le proprie giornate trascinandosi come un clochard per le strade di Parigi, o la signora Roy, proprietaria dell’albergo Beau Pigeon di Morsang-sur-Seine. O Mascouvin, naturalmente, che sembra tormentato dai sensi di colpa, ma forse è solo la paura che lo spinge a gettarsi nella Senna dal Pont Neuf per rimanere a lungo fra la vita e la morte. Tutti ignari l’uno dell’altro, ma tutti legati da un filo invisibile a quella chiromante, Jeanne, che giace morta sul pavimento di casa sua. Un omicidio annunciato da parole inquietanti rimaste impressa sulla carta copiativa del Cafè des Sports.<br />Con un’indagine che è un capolavoro d’introspezione psicologica, esperienza, conoscenza della natura umana e sopraffina capacità di cogliere un dettaglio, che rappresentano un incentivo formidabile a fulminanti intuizioni investigative, il commissario Maigret risolve il mistero, svela l’identità dell’assassino e soprattutto ricostruisce con tenacia pari solo alla sua pazienza la fitta rete di complicità, rapporti ambigui e irrisolti che lega, anzi soffoca, tutti i personaggi coinvolti. Ricatto, truffa, omicidio, furto, un campionario di reati commessi da una congrega di individui corrotti e amorali, così privi di coscienza e valori da negare o minimizzare i propri vizi e le proprie colpe. Alcune delle quali, forse, resteranno impunite, e questo è in fondo il messaggio più concreto e inesorabile che Simenon affida al romanzo Signè Picpus: che la giustizia completa forse non esiste perchè è un’astrazione, una meta cui tendere ma senza la ragionevole speranza di raggiungerla.<br />Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, scritto al presente, come sequenze di un film che scorrono sotto gli occhi, in uno stile limpido e fluido, mentre il commissario osserva, studia, scruta le personalità dei sospettati e ne scopre dietro una patina di rispettabilità gli aspetti più imbarazzanti, simile a un entomologo che pone l’insetto sul vetrino e quindi sotto la lente del microscopio per carpirne i segreti della natura.<br />Signè Picpus ha avuto anche una trasposizione televisiva, trasmessa dal Programma Nazionale della Rai (l’attuale Rai1) in tre puntate (rispettivamente, il 10,15 e 17 Gennaio 1965) come secondo episodio della prima serie dello sceneggiato “Le inchieste del commissario Maigret” (le seguenti andarono in onda nel 1966, 1968 e 1972). Fedele all’originale, come tutti quelli diretti dal regista Mario Landi e sceneggiati dal drammaturgo Diego Fabbri e da Romildo Craveri (anche nei dialoghi che sembrano presi in blocco dai romanzi), 2Maigret e il caso Picpus” ha un andamento lento, perlomeno rispetto alla velocità delle odierne fiction, che diluisce le 172 pagine (riferite al n.11 della collana Mondadori “Le inchieste del commissario Maigret” pubblicato nell’Agosto del 1966) in quasi quattro ore e mezzo di televisione. Un andamento scandito dal ticchettio della pioggia sui vetri di una finestra, mentre il trascorrere del tempo segue il ritmo dei rintocchi di una pendola, o il gioco teatrale di luci che sfuma il giorno nella notte. Un rispetto della struttura narrativa che si concede solo alcune deviazioni dal romanzo, come la gita in motoscafo sulla Senna (in realtà girata in interni, con un fondale così evidente che pare strizzare un occhio complice ai telespettatori), la visita alla contessa nel suo equivoco salotto, e la mancata trasferta a San Raphaël, sulla costa Azzurra.<br />Gino Cervi non interpreta Maigret, è Maigret, con un’immedesimazione così spontanea e <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSm5Z4YfquHVhhBoy8NHXj6YzZ_3F59ldCdvU-2L4S64nP142uvJ9l3b8Rh0Jl9N5Oj26k2cflYWIaz4V79obTHRWOkVCI0V7ufcQ6Db_p6jmcQ7muPkwS7w0EImpSrzXT1GRaAkmER-gP/s1600-h/clip_image001.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5281404924328104626" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 216px; CURSOR: hand; HEIGHT: 216px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSm5Z4YfquHVhhBoy8NHXj6YzZ_3F59ldCdvU-2L4S64nP142uvJ9l3b8Rh0Jl9N5Oj26k2cflYWIaz4V79obTHRWOkVCI0V7ufcQ6Db_p6jmcQ7muPkwS7w0EImpSrzXT1GRaAkmER-gP/s320/clip_image001.jpg" border="0" /></a>naturale da rendere grottesche certe attuali prove d’autore tese alla caricaturale ricerca di pose da Actor’s studio. L’attore bolognese si cala con straordinaria semplicità nella personalità a tratti burbera e più spesso paterna del commissario, che quando vuole sa essere sottile e ammiccante, come nel duetto con il giudice Comeliau (Franco Volpi), trattato con rispetto che non scade mai nella deferenza, ma anche con rassegnazione e forse un filo di fastidio. Un’interpretazione al pari di altri suoi colleghi attivi in televisione negli stessi anni, come Stoppa, Albertazzi, Buazzelli, Tieri e Gazzolo, animali da palcoscenico, a proprio agio in una televisione ancora priva dei volgari e vuoti barocchismi odierni. Ma Cervi non sarebbe stato Maigret se non avesse avuto al suo fianco un’attrice così efficace e convincente come Andreina Pagnani che ne interpreta la moglie con misura e classe.<br />Mario Maranzana (tuttora felicemente attivo in teatro) eccelle invece nelle caratterizzazione del brigadiere Lucas, che cerca di somigliare fisicamente al suo capo, nei baffi, nelle pose e in quella pipa accesa, ma senza mai avvicinarsi all’originale. Ma chi ruba letteralmente la scena al protagonista è il grande Sergio Tofano, che nella parte del vecchio Le Cloaguen si esibisce in un campionario di sorrisi sornioni e indifesi, disarmanti nella loro infantile semplicità, quali sanno avere solo certi vecchi.<br /><br />In fondo è questo che rende eterni i personaggi che amiamo: la nostra memoria, che in qualche caso sfuma nella nostalgia. E se in vita autori e attori hanno dato sostanza e corpo ai protagonisti, quando i primi non ci sono più, come Cervi e Simenon, sono i secondi a dar loro consistenza.<br />Il commissario Maigret riprende la sua passeggiata eterna lungo i boulevard, lasciando dietro di sé un filo di fumo, si stringe nel cappotto perchè è autunno inoltrato e l’aria è tornata frizzante (nella nostra immaginazione non ci sono pendole o rintocchi e il tempo trascorre come i foglietti che un alito di vento debole come un sospiro stacca dal calendario appeso al muro). Cerca con lo sguardo un bistrot per sorseggiare un Calvados. E se le indagini lo conducono fino a Montmartre, magari fra i pittori e le bancarelle di place du Tertre, forse una fisarmonica accompagnerà con discrezione le note di “Le mal de Paris”, cantata da Michel Moloudji nei titoli di testa e coda di questo sceneggiato ormai lontano nel tempo.<br />Certo, di lui, di Maigret, hanno bisogno sia chi lo ha creato che chi lo ha interpretato, per vivere la vita della memoria, ma anche noi lettori e spettatori: perchè di un marito così, che accarezza quasi con impaccio la signora Maigret, che ha pudore dei sentimenti, come un tempo, abbiamo bisogno. Perchè di un poliziotto così, che alle fulminanti intuizioni investigative unisce un’esperienza piena di umanità e disincanto, abbiamo bisogno.<br />Perchè in tempi così grami e privi di certezze, di un uomo così, della sua ferma bonarietà e dei suoi valori abbiamo bisogno.<br /></div></span><div align="justify"><span class="fullpost"><em>di Enrico Luceri</em></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-64015860194580727002008-12-11T08:53:00.003+01:002008-12-11T08:58:04.125+01:00Recensioni: "Il mio volto è uno specchio" di E. Luceri<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvBVrP5ebTtYhM7-AgeQs3z16mtJ7MAktDoXRjSz2eCqx5UFMndxcKtw0-citHASIVp6dl3WUBmYa9UzH7Hzib1XMSlw-JAR5cSD3WyH_nep7XHOmb0vVJMD6IPajuhpRPMsan6zw1-bnR/s1600-h/ilmiovolto.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5278438561598565682" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 142px; CURSOR: hand; HEIGHT: 223px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvBVrP5ebTtYhM7-AgeQs3z16mtJ7MAktDoXRjSz2eCqx5UFMndxcKtw0-citHASIVp6dl3WUBmYa9UzH7Hzib1XMSlw-JAR5cSD3WyH_nep7XHOmb0vVJMD6IPajuhpRPMsan6zw1-bnR/s320/ilmiovolto.jpg" border="0" /></a> Un albergo isolato sulle rive di un tetro lago. Due coppie di ospiti in viaggio di piacere, ognuna con molti scheletri nell’armadio. Un anziano pensionato misantropo, querulo e ipocondriaco con la sua seconda moglie. Il ricordo incombente di un figlio tradito dal suo stesso sangue. Una presenza misteriosa in cerca di vendetta, diabolica nell’architettare agguati mortali. Tra delitti inspiegabili e indagini alla cieca, un thriller che segna l’atteso, grande ritorno del suspense gotico.<br />(Dalla quarta di copertina del <strong>Premio Tedeschi 2008</strong> <em>Il mio volto è uno specchio</em>, di Enrico Luceri: il Giallo Mondadori è in edicola per tutto il mese di dicembre 2008.)<br /><span class="fullpost">Il romanzo inizia in un ospedale in Venezuela, quando una misteriosa donna, davanti al marito oramai senza vita, promette di compiere la sua vendetta. Rapidamente, nello stile diretto e preciso dell’autore, veniamo proiettati in un albergo italiano sul lago Trasimeno, dove tre coppie di coniugi si ritrovano loro malgrado a passare insieme alcuni giorni.<br />Già dalle prime pagine Luceri inizia a dare spessore a quell’atmosfera di tensione e mistero che caratterizzerà il romanzo fino alla conclusione. Il lettore viene accompagnato attraverso le fasi principali in un continuo cambio di prospettive creando l’illusione che tutto sia diverso da quello che appare. Il ritmo è sempre in grado di sostenere l’equilibrio che l’autore ha creato, disseminando diversi indizi che caratterizzano molto i personaggi e costruendo ambiguità mai banali che disorientano il lettore. Quando si intuisce che dietro la calma apparente dell’albergo c’è il progetto di un assassino il lettore è pronto, ma non ha ancora trovato il modo di orientarsi. La verità è sfuggente, ma sempre senza inganno. Tutto è sotto gli occhi del lettore, celato abilmente tra le pieghe delle pagine.<br />Quando poi ci si rende conto di avere gli indizi per svelare l’assassino è ormai troppo tardi. La scia di sangue scorre abbondante e anche il commissario giunto sulla scena del delitto sembra arrancare dietro un dettaglio che è lì, a due passi, ma che sembra inafferrabile.<br />Un romanzo dal meccanismo perfetto, che ci ricorda molto i film thrilling degli anni ’70 e anche la scrittura è molto cinematografica, come se il lettore guardasse i movimenti e i cambi di scena di una telecamera, sempre pronta a riprendere la scena giusta, senza svelare troppo.<br />Un romanzo che merita appieno il premio che ha vinto e un autore che finalmente approda in una collana che ospita da sempre i più grandi autori del genere. Luceri è meritatamente tra di loro. <em>È </em>uno di loro.<br /><br /><em>di Andrea Franco</em></span></div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-59514742604100607502008-12-02T08:58:00.005+01:002008-12-02T09:04:18.864+01:00Recensioni: "L'albergo delle Tre Rose" di De Angelis<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgR1SmCFOweaUBAs2W4n8FvF23IWQs2biDadFtMlyaodzqMGuf1IQqubQtuP_bdqAGjwV0p6aIIzqPk4yJFMgFki0xe-YAz5TClL9CvgV_1Dw4t7_IyJjrGk3eYn21rnokxsDgx-FCzD6SI/s1600-h/Immagine1.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5275100222318379378" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 252px; CURSOR: hand; HEIGHT: 206px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgR1SmCFOweaUBAs2W4n8FvF23IWQs2biDadFtMlyaodzqMGuf1IQqubQtuP_bdqAGjwV0p6aIIzqPk4yJFMgFki0xe-YAz5TClL9CvgV_1Dw4t7_IyJjrGk3eYn21rnokxsDgx-FCzD6SI/s320/Immagine1.jpg" border="0" /></a> Pubblicato nella collana I Libri Gialli di Mondadori nel 1936, <em>L’albergo delle tre rose</em> è uno dei romanzi più belli dello scrittore romano Augusto De Angelis. Protagonista di questo come della maggior parte delle opere dell’autore è il commissario della Squadra Mobile Milanese Carlo De Vincenzi, all’epoca dei fatti narrati trentacinquenne.<br />La vicenda si svolge in unità di tempo e di luogo: nella notte umida e piovosa fra il 5 e il 6 Dicembre 1919 in un piccolo albergo del centro di Milano, compiacente ritrovo per gioco d’azzardo, droga e alcol. E un altro vizio ancora più pericoloso: l’omicidio.<br /><span class="fullpost">Una catena di delitti che sembra inarrestabile scuote la routine dell’Albergo delle tre rose: il cadavere di un giovane, prima pugnalato a morte, viene appeso con macabra messa in scena alla trave di un pianerottolo, un levantino incline al ricatto è messo a tacere per sempre, una giovane donna (troppo) romantica e fiduciosa giace riversa con gli occhielli di un paio di forbici che spuntano dalla schiena. Quest’ultima per fortuna si salverà. Un altro cliente è ucciso da un colpo di pistola esploso attraverso un cuscino che attutisce il rumore.<br />Tutto lascia pensare che si tratti di un regolamento di conti fra stranieri (ma in buona parte <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKPvo9pzOz7BHqoOzmWyy3CYU5j-Th3Eb-ubLAWQhcnbmAt0fkRU5SupM8FZtXUSpmMLskpXHYqd83QIm26NAHdve2wPElFGjOg9UQvor0TljIUlSbVmEdpOezHKEz5HFFMwM0u1n3TqF1/s1600-h/Immagine2.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5275100013553697090" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 270px; CURSOR: hand; HEIGHT: 221px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKPvo9pzOz7BHqoOzmWyy3CYU5j-Th3Eb-ubLAWQhcnbmAt0fkRU5SupM8FZtXUSpmMLskpXHYqd83QIm26NAHdve2wPElFGjOg9UQvor0TljIUlSbVmEdpOezHKEz5HFFMwM0u1n3TqF1/s320/Immagine2.jpg" border="0" /></a>oriundi), americani, inglesi o comunque appartenenti ai paesi che in seguito avrebbero costituito il Commonwealth, raccolti proprio in quell’alberghetto di dubbia fama per ascoltare la lettura del testamento di un uomo dal passato molto oscuro. Un grumo di odio e avidità che affonda le proprie radici in un lontano massacro compiuto durante la sanguinosa guerra coloniale a cavallo fra il XIX e il XX secolo fra inglesi e boeri nell’attuale Sud Africa. Un massacro crudele che viene ricostruito e rievocato con stile sobrio e asciutto che nulla toglie all’impatto emotivo: la notte tropicale, gli spari, i cadaveri delle bambine gettati nel fiume in pasto ai coccodrilli, il padre impiccato a una trave di casa, i diamanti sottratti con la violenza, i suoni e rumori degli animali della savana, le bambole di porcellana sottratte alle piccole vittime che assumeranno un ruolo sorprendente nell’evoluzione della vicenda. Il fratello superstite che giura vendetta.<br />Il commissario De Vincenzi intuisce che il movente degli omicidi si annida proprio in quelle ultime volontà. La grande ricchezza di cui si dispone gronda il sangue di vittime innocenti: vendetta o interesse armano la mano dell’assassino? E quali sono i suoi complici, se ne ha?<br />Tutte domande a cui questo originale e tuttora attualissimo poliziotto italiano darà risposta inesorabile nelle ultime pagine, proprio come in ogni giallo degno di questo nome.<br />Metodico, razionale, buon ascoltatore e attento osservatore, Carlo De Vincenzi non rispetta il clichè dell’investigatore dell’epoca: crede nella psicologia piuttosto che nelle maniere forti, raccoglie indizi e dettagli lasciati cadere con apparente casualità in una frase o su un foglietto, poi li compone fino a formare delle prove che confortano la sua plausibile ricostruzione (e non il contrario, come invece avviene talvolta anella realtà, quando ogni elemento viene piegato all’esigenza di supportare stravaganti ma comode interpretazioni dei fatti). De Vincenzi è relativamente giovane per coprire un ruolo così impegnativo alla questura di Milano, ma i suoi metodi non del tutto ortodossi visti i tempi in cui egli vive o che si preparano (L’Albergo delle tre rose è ambientato ben tre anni prima della marcia su Roma) gli permettono di risolvere indagini complesse e di guadagnare la stima dei suoi superiori, sia nelle amate e in fondo rassicuranti brume milanesi che nel clima più mite ma anche più infido della capitale.<br />Protagonista a buon diritto della storia del giallo italiano, il commissario De Vincenzi compare in una ventina di romanzi e racconti, poco meno della totalità che De Angelis scrisse in una dozzina d’anni di febbrile e fertile attività prima che la bufera della guerra lo travolgesse. Spirito libertario e insofferente alle restrizioni ipocrite della logica di una dittatura, lo scrittore fu anche incarcerato per attività antifasciste, un’esperienza durissima da cui uscì con la salute compromessa. Nei giorni torbidi della Repubblica di Salò, venne aggredito e malmenato da un energumeno fascista e morì dopo pochi giorni di agonia, all’età di 56 anni. Una fine tragica e dolorosa in un contesto storico di pari drammaticità.<br />Per molti lettori e altrettanti addetti ai lavori Augusto De Angelis è stato il più importante interprete del giallo all’italiana nel periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale. In realtà egli fu anche profondo conoscitore della narrativa di genere, e in questo senso autore di un saggio fondamentale sul giallo, pubblicato originariamente a metà degli anni ’30 del secolo scorso e di nuovo nel 1980 per meritevole interessamento di Oreste Del Buono, che gli diede il titolo apocrifo ma non per questo meno adeguato di Conferenza sul giallo (in tempi neri). In esso De Angelis rivendicava a buon diritto la possibilità di ambientare gialli in Italia, rigettando l’ostacolo, poco meno che ideologico, posto da coloro che per malintesa esterofilia consideravano la nostra terra del tutto priva della storia e dell’humus culturale che rappresentano il vero bacino di cultura dei germi benefici del mystery. In realtà De Angelis sapeva benissimo che il vero pericolo per i cultori e gli appassionati del giallo consisteva nell’atteggiamento ambiguo del regime verso la letteratura del mistero: dapprima aveva preteso che una quota parte della pubblicazione delle case editrici venisse riservata ad autori italiani, in una sorta di positiva autarchia, ma in seguito cominciò un’opera di pesante condizionamento, imponendo una serie di limitazioni coerenti con la politica del fascismo, reduce da una complessa operazione sulla società italiana da cui sosteneva di aver rimosso le cause profonde del crimine. Ecco spiegato perchè gli avventurieri che si danno ritrovo nell’Albergo delle tre rose per ascoltare la lettura del testamento del maggiore Harry Alton sono stranieri, i ricattatori sono apolidi o levantini di ambigua origine e l’unico peccato, o vizio che dir si voglia, dei personaggi italiani consiste nel tirar tardi giocando a tressette o picchetto e a sopravvivere di espedienti dopo esistenze dissolute. Malgrado tutti i condizionamenti cui deve sottostare, De Angelis scrive una storia di grande atmosfera e ineccepibile struttura, che conserva tuttora intatta la propria freschezza e solidità d’impianto, le caratteristiche che permettono a un giallo classico di sopravvivere ed essere apprezzato anche dopo molti anni, come un vino di classe e stoffa invecchiato secondo le regole.<br />Il commissario De Vincenzi è stato anche protagonista di una serie di sceneggiati televisivi, trasmessi dalla RAI nella primavera del 1974 e in quella del 1977, composta di tre episodi in due puntate ciascuno. La prima serie è tratta da tre romanzi ambientati a Milano (<em>L’albergo delle tre rose, Il mistero delle tre orchidee, Il candelabro a sette fiamme</em>), la seconda da un paio nella capitale (<em>Il mistero di Cinecittà</em> e <em>Il do tragico</em>) e da un terzo, <em>La barchetta di cristallo</em>, che sulla carta si svolge nella città meneghina ma nello sceneggiato a Roma.<br />Il personaggio creato da De Angelis è interpretato magistralmente da Paolo Stoppa che all’epoca in cui fu girato lo sceneggiato aveva oltre trent’anni di più rispetto al De Vincenzi letterario. Non è l’unico elemento in cui la sceneggiatura si discosta dall’originale: la collocazione temporale in cui si svolge la storia, ancora una nottata, viene spostata dal 1919 al 1935. Che giorno? Be’, questo lo scopriamo dal dialogo fra De Vincenzi e il vice commissario Sani: quest’ultimo dice che l’indomani vorrebbe andare allo stadio per assistere alla partita Ambrosiana Inter – Lazio. Dunque è ancora una volta un sabato sera, ma qui cominciano i dubbi. Perchè domenica 15 Dicembre 1935 quella partita si svolse davvero (Meazza contro Piola, che scontro! commenta De Vincenzi), ma fu disputata a Roma e non a Milano (e terminò 0-0). Il ritorno si giocò il 12 Aprile dell’anno seguente e vinsero i milanesi per 3-1. Probabilmente il vice commissario Sani era molto provato per la veglia in un albergo pieno più di morti che di vivi.<br />Le differenze fra romanzo e sceneggiato sono quelle legate alle esigenze televisive, quindi trama e personaggi vengono semplificati e piegati ai tempi narrativi compressi in due puntate di poco più di un’ora ciascuna. Ma è su Carlo De Vincenzi che la sceneggiatura lavora con maggiore cura e dettaglio, non solo per la notevole differenza d’età fra quello letterario e il suo alter ego televisivo. Quest’ultimo infatti manifesta una sottile ma chiara insofferenza per le manifestazione del regime con cui deve confrontarsi quotidianamente nel suo lavoro: ironizza velatamente sulle frasi ipocrite e arzigogolate di un quotidiano che spaccia per incidente domestico il suicidio di un commerciante, rifiuta ostentatamente di rispondere alle telefonate del questore (che resta un’entità astratta, un telefono che squilla, un ricevitore che non verrà passato mai alla mano del commissario) e rimane indifferente all’evoluzione dell’avanzata delle truppe italiane in Abissinia, testimoniate dalle bandierine che il solerte Sani appunta su una gigantesca carta geografica. Una libera interpretazione di ciò che De Angelis pensava ma non poteva manifestare a suo tempo, che lascia sorgere un dubbio già affrontato esaminando l’opera letteraria: i suoi superiori devono chiudere un occhio non solo su metodi in parte anticonvenzionali ma anche sulle posizioni politicamente tiepide, per non dire frondiste o peggio ancora antifasciste del commissario. Un investigatore tanto abile nelle indagini quanto a far spazientire il questore di turno. Battute apparentemente innocenti e tuttavia con un sapido retrogusto di sarcasmo, sguardi eloquenti come fiumi di parole, la mimica e l’espressività allenata da decenni di palcoscenici di uno dei più grandi attori italiani, capace di spaziare dal teatro al cinema alla televisione senza perdere nulla in classe, misura e presenza scenica sono il repertorio con cui Stoppa interpreta il maniera esemplare il commissario di Augusto De Angelis. Una grande prova cui fanno degno corollario ne L’albergo delle tre rose attori di spessore e intensità come Pino Colizzi,Eros Pagni e Anna Maria Guarnieri (tutti e tre ancora felicemente attivi) e il bravissimo caratterista (termine non limitativo perchè comprende gran parte di coloro che fecero grande la commedia all’italiana per quasi un trentennio) Umberto D’Orsi, prematuramente scomparso in un grave incidente stradale. Per questi motivi, e per la nostalgia che sempre spunta per tanta bella televisione di una volta, gli sceneggiati diretti da Mario Ferrero vengono ricordati con simpatia da tutti gli appassionati di giallo. Un ricordo con un filo di malinconia cui non è estranea la confezione semplice e curata, con i titoli di testa che scorrono su spezzoni di filmati dell’Istituto Luce e il tema musicale del maestro Bruno Nicolai che miscela ritmi d’epoca, sbarazzini e un po’ ingenui o marziali a seconda delle immagini che scorrono sullo schermo, e quelli di coda che seguono Paolo Stoppa passeggiare negli scorci più suggestivi di Milano fino in Galleria, accompagnato da una colonna sonora vagamente struggente.<br />Già, perchè Carlo De Vincenzi, sebbene creato da uno scrittore romano, è un poliziotto calato nella realtà di Milano, e quindi è a buon diritto il primo anello di una catena che si snoderà ancora a lungo, dal Duca Lamberti di Giorgio Scerbanenco della seconda metà degli anni ’60 del secolo scorso fino al commissario Giulio Ambrosio di Renato Olivieri nel decennio successivo. Una catena che non si è mai spezzata, anzi continuerà a sgranarsi con altre storie e altri personaggi nella tradizione del giallo classico italiano. E forse è proprio questa la migliore ricompensa postuma che un destino crudele e cinico poteva riservare allo schivo, intelligente e dignitoso Augusto De Angelis, che sosteneva a ragione la possibilità di scrivere e ambientare gialli credibili anche in Italia. </span><br /><br /><span class="fullpost"><em>di Enrico Luceri</em></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-33704826654562862252008-11-11T14:04:00.007+01:002008-11-11T14:12:28.894+01:00Recensioni: "Alta cucina" di Rex Stout<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLv4nugxdDKjOfd0Uw0H3sslEo3BZYAr5MUuz4SNAjuiGrTpMMLLtlFeiZnuLWGyv0YYR2shZFXTo-TQYTI0KnGt-aotQVRpX5D1QZyJGQDpb4rT4CbZ-yAiqwuuALRUyfe7JMuvHSXgV3/s1600-h/clip_image002.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5267387071285899522" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 107px; CURSOR: hand; HEIGHT: 174px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLv4nugxdDKjOfd0Uw0H3sslEo3BZYAr5MUuz4SNAjuiGrTpMMLLtlFeiZnuLWGyv0YYR2shZFXTo-TQYTI0KnGt-aotQVRpX5D1QZyJGQDpb4rT4CbZ-yAiqwuuALRUyfe7JMuvHSXgV3/s320/clip_image002.jpg" border="0" /></a> Pubblicato negli Stati Uniti nel 1938 (e per la prima volta in Italia l’anno dopo nella collana Mondadori Libri Gialli), Alta cucina (Too many coocks) è il quinto romanzo di Rex Stout di cui è protagonista Nero Wolfe. Appartiene alla ristretta serie di indagini che vedono il pachidermico investigatore costretto ad abbandonare la sua comoda casa di arenaria nella 35° Strada ovest di New York per una destinazione lontana, anche se in occasione di una circostanza piacevole, almeno in teoria: partecipare in qualità di ospite d’onore alla riunione quinquennale dei Quinze maitres, la crema (è il caso di dire) dei migliori cuochi mondiali. <span class="fullpost">La culinaria a livelli di eccellenza è infatti una delle due grandi passioni del geniale investigatore (l’altra è la coltivazione delle orchidee), le uniche che riescano a svellerlo dalla poltrona costruita appositamente per accogliere la sua mole pesante un settimo di tonnellata. Wolfe esercita infatti la professione di detective privato al solo scopo di procurarsi le salatissime parcelle con cui garantire il tenore di vita suo e dei propri collaboratori. Fra i quali il principale è senz’altro Archie Goodwin, dinamico e disinvolto quanto il suo principale è sedentario e misantropo (con una acclarata propensione alla misoginia), nonché suo biografo ufficiale e in tale veste vero e proprio io narrante di ogni storia. Per essere precisi non è solo l’onore di partecipare a un tale convegno la molla che spinge Wolfe ad affrontare il viaggio in treno che lo porterà fino a Kanawha Spa, nella Virginia occidentale, ma anche la prospettiva di conoscere il raffinato chef catalano Berin, creatore di una ricetta esclusiva, quella delle Salsicce mezzanotte, per la quale il monumentale investigatore sarebbe disposto a fare follie.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinZVw9Zh4kS3Y5YZ8oZt2TwtE9qC_z5S-DH9Up9-G9F8UJkM8dchXFgOwTGvlHX200lRW_ZqtlbHQGWyQONWwtfsSw2DAqN1O4KmXDneG-wk0WFvVDB-ZQtvJUX3CXysTsWOEOVWLEkqrq/s1600-h/clip_image001.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5267386407317649554" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 163px; CURSOR: hand; HEIGHT: 203px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinZVw9Zh4kS3Y5YZ8oZt2TwtE9qC_z5S-DH9Up9-G9F8UJkM8dchXFgOwTGvlHX200lRW_ZqtlbHQGWyQONWwtfsSw2DAqN1O4KmXDneG-wk0WFvVDB-ZQtvJUX3CXysTsWOEOVWLEkqrq/s320/clip_image001.jpg" border="0" /></a>Se l’arte dei Quinze maitres è l’alta cucina, e quella di Wolfe consiste nell’incastrare gli assassini e spedirli in carcere (o sul patibolo), Rex Stout è invece un abile e prolifico architetto di gialli in cui la suspense si stempera spesso nell’humour e nel sarcasmo. Egli dipinge con un pennello intinto nel vetriolo le personalità degli assi del fornello, un’accolita di divi capricciosi, invidiosi e capaci di colpi bassi tanto meschini quanto puerili pur di non riconoscere i meriti dei colleghi. Niente da stupirsi se la vittima dell’inevitabile omicidio è Philip Laszio, così spregiudicato da permettersi la licenza di sottrarre spudoratamente ai colleghi ricette segrete, incarichi in ristoranti di lusso e perfino le mogli. Eccentrica è anche la scena del crimine: una sala in cui a turno i grandi cuochi si cimentano nell’impresa di individuare gli ingredienti mancanti in una salsa del tutto speciale.<br />Bisogna ammettere che in condizioni particolari, privo del conforto del proprio ambiente e delle piacevoli consuetudini di una giornata scandita da rituali di maniacale precisione (visita mattutina e pomeridiana alla serra, boccali di birra serviti nello studio, letture impegnative che rappresentano un formidabile incentivo alle sue fulminanti intuizioni investigative) Wolfe se la cava benissimo. La sua indagine è la meticolosa e paziente ricerca di una piccola ma determinante crepa nella diga eretta dall’assassino, che opportunamente allargata attraverso una serie di magistrali interrogatori di testi inconsapevoli o reticenti permette una lucida ricostruzione del delitto, smantellando un alibi ingegnoso costruito sul filo dei minuti. E di conseguenza l’identità dell’omicida, il movente che l’ha spinto ad agire e le complicità di cui ha goduto. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5r1rkj_0WaWO9OXFDlcVjbxVrq7apRwYhmurC5XFfLNyMdBmMy3MK22UjKqY6xXe1TQPWtXIGgmeDMRjqkP0qg-2_rmH-R1SJwm8Bk5h3yCEiOFjoEjFLUc1Js390-RAG7zpgJP1a0hzf/s1600-h/clip_image003.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5267386615116747362" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 100px; CURSOR: hand; HEIGHT: 150px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5r1rkj_0WaWO9OXFDlcVjbxVrq7apRwYhmurC5XFfLNyMdBmMy3MK22UjKqY6xXe1TQPWtXIGgmeDMRjqkP0qg-2_rmH-R1SJwm8Bk5h3yCEiOFjoEjFLUc1Js390-RAG7zpgJP1a0hzf/s320/clip_image003.jpg" border="0" /></a><br />Mai come in questa circostanza l’inveterata misoginia di Wolfe (che almeno in teoria il suo creatore non condivide) viene ampiamente giustificata dalla presenza di una maliarda corrotta e amorale. Archie Goodwin, che sempre in teoria dovrebbe essere complementare al suo principale, e dunque convinto ammiratore delle donne, predica male e razzola bene, ovvero si limita a un’ammirazione platonica (e qui Stout si dimostra accortamente discreto o prudentemente bacchettone a seconda dei punti di vista). Infatti quando inciampa nei bellissimi occhi di Constance, la figlia dello chef Berin, Archie non trova di meglio che schermirsi, inventandosi una moglie e una numerosissima prole. Finisce così per ritagliarsi un ruolo da Cupido che favorisce l’idillio fra la passionale ragazza e l’imbranato (con l’altro sesso, e in parte anche come magistrato) sostituto procuratore Barry Tolman.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnYkvAhQ4fYM_R7aa7NUs9M1n4Vq0t-DKowLNiJTfN5ZHb1tmfaUvqhHOUawGipg55O3C5dBnWMGt_yG_AvW7o8RZ5DNr2UwnrVVZEfk_1CZk7S5osANhpYMlCdxB0HZsKG4Rj6sBWb8Dx/s1600-h/clip_image004.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5267386781634616210" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 108px; CURSOR: hand; HEIGHT: 149px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnYkvAhQ4fYM_R7aa7NUs9M1n4Vq0t-DKowLNiJTfN5ZHb1tmfaUvqhHOUawGipg55O3C5dBnWMGt_yG_AvW7o8RZ5DNr2UwnrVVZEfk_1CZk7S5osANhpYMlCdxB0HZsKG4Rj6sBWb8Dx/s320/clip_image004.jpg" border="0" /></a>Alta cucina non è solo un giallo costruito come un manicaretto in cui i sapori si esaltano a ogni boccone ma anche una miniera di spigolature per gli amanti del più monumentale detective della narrativa mistery. Tanto per cominciare, a pagina 159 (nell’edizione de I Classici del Giallo di cui si tratterà più avanti) Nero Wolfe afferma di non essere nato negli Stati Uniti: ebbene, per lungo tempo le biografie apocrife del geniale detective lo volevano originario di Trenton, nel New Jersey e solo qualche anno dopo di ritorno con la madre in Europa. Strano, anche perchè nel romanzo Nero Wolfe fa la spia (1954), Stout costringe (è il caso di dire) il suo personaggio più famoso a tornare addirittura nel suo paese natale, il Montenegro (e infatti il titolo originale dell’opera è The Black Mountain) per acciuffare l’assassino del suo migliore amico (nonché cuoco di punta del ristorante Rusterman di New York, e a buon diritto membro dei Quinze maitres) Marko Vukcic.<br />Ma c’è di più: sebbene Rex Stout sia stato un libero pensatore, dichiaratamente anticonformista e polemista ribelle alle convenzioni ipocrite di una certa società, non è però immune da espressioni assai poco politically correct di sapore vagamente (e certo involontariamente) razzista. Nel definire i camerieri afroamericani dell’albergo Kanawha Spa lo scrittore va per le spicce: essi sono negri, moretti, pronipoti dello zio Tom (quello dell’omonima capanna ai tempi più bui dello schiavismo), si rivolgono con deferenza quasi servile ai clienti dicendo “Sissignore”, vengono presi di mira, testimoni dapprima riluttanti ma in seguito decisi a compiere il proprio dovere civico, da uno sceriffo ottuso e sbrigativo (che Stout rappresenta strabico, con una fisiognomica straordinaria che allude all’incapacità del personaggio a distinguere la verità), espressione di uno stato conservatore del profondo sud statunitense come la Virginia occidentale dell’epoca, la fine degli anni ’30 del secolo scorso. <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBKdH6ZJWaqnYMYbAX7ZOGKSlD14EXaQpg5nbP9B1myiCbBRDZRk7Tg6_lo9Oxa76qanewNfTz_udmji5WXcau0dmrxEWoJNC0zkgI8GK55T_WkRu6O-wL_OtQ7q6qnBS1TcU-cfoQFe3m/s1600-h/clip_image005.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5267386870197019842" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 300px; CURSOR: hand; HEIGHT: 225px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBKdH6ZJWaqnYMYbAX7ZOGKSlD14EXaQpg5nbP9B1myiCbBRDZRk7Tg6_lo9Oxa76qanewNfTz_udmji5WXcau0dmrxEWoJNC0zkgI8GK55T_WkRu6O-wL_OtQ7q6qnBS1TcU-cfoQFe3m/s320/clip_image005.jpg" border="0" /></a><br />Infine, Stout chiama l’elite dei cuochi mondiali “maitres” (che in un ristorante hanno ben altro ruolo) invece di usare il termine chef che sembra molto più appropriato. D’altra parte nel prologo del romanzo il biografo-segretario-collaboratore tuttofare Archie Goodwin precisa che nel testo ricorrono termini stranieri (cioè francesi) che egli non padroneggia, dunque potrebbe essere incorso in qualche errore di locuzione o parola. Un lapsus freudiano di Rex Stout?<br />Pubblicato nel gennaio del 1974 nella collana I Classici del Giallo (n.181), il romanzo appare anche nell’Omnibus giallo dello stesso anno L’alta cucina del delitto, sempre nell’accurata e fedele traduzione di Alfredo Pitta. Quest’ultimo volume è arricchito da una serie di schede con le ricette più raffinate (e stravaganti) preferite da Nero Wolfe, fra cui la salsa “Printemps”, protagonista involontaria della scena del crimine a Kanawha Spa.<br />Un esperimento che evidentemente piacque ai lettori dei gialli di Nero Wolfe, visto che nel 1975 venne allegato all’Omnibus giallo Nero Wolfe, Archie Goodwin & Company addirittura un ricettario completo di prelibatezze citate nella vasta bibliografia del più goloso degli investigatori. Leccornie fra le quali non può mancare il menù della cena di gala al Kanawha Spa.<br />Dal romanzo Alta cucina venne tratto anche un episodio dello sceneggiato televisivo diretto da Giuliana Berlinguer Nero Wolfe, trasmesso il 23 febbraio del 1971 sul Programma Nazionale (l’attuale Rai1) con il titolo Salsicce Mezzanotte. Lasciando inalterato l’impianto narrativo della vicenda, l’adattamento televisivo di Belisario Randone semplifica in alcuni punti la trama (per esempio elimina del tutto la parte iniziale e finale del romanzo ambientata in treno) e riduce il numero dei personaggi, piegando lo sviluppo del giallo alle esigenze di una sceneggiatura compressa per esigenze di tempi televisivi. Oltre ai due protagonisti Nero Wolfe (un ineguagliabile e immenso, non solo fisicamente, Tino Buazzelli) e Archie Goodwin (il sornione e disinvolto Paolo Ferrari) compare anche il cuoco Fritz Brenner (Pupo De Luca, compassato e puntuale come un autentico cuoco... svizzero), assente nel romanzo.</span><br /><br /><br /></div><div align="justify"><span class="fullpost"><em>di Enrico Luceri<br /></div></em></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-43941746679746994992008-11-05T17:21:00.004+01:002008-11-05T17:27:37.777+01:00Gialli a Viterbo<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicJeKDdvcBwl_Sn24Rz3laLdvFrghdB7HP9G-KUtVoBNh6tj_BFs7_AqOTa2rEpb2nEJ-DqW2QC85qtgc4P4S6SpXlD8d89wa11Xk9afOh163vG9woGHIttZYEy9v7C3-BAMSrea9jmr4p/s1600-h/MARCHETTI+giallo+in+tv.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5265210449637541794" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 137px; CURSOR: hand; HEIGHT: 187px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicJeKDdvcBwl_Sn24Rz3laLdvFrghdB7HP9G-KUtVoBNh6tj_BFs7_AqOTa2rEpb2nEJ-DqW2QC85qtgc4P4S6SpXlD8d89wa11Xk9afOh163vG9woGHIttZYEy9v7C3-BAMSrea9jmr4p/s320/MARCHETTI+giallo+in+tv.jpg" border="0" /></a> Ci scrive Federica Marchetti:<br /><em>Siete tutti invitati a Viterbo sabato 22 novembre alle ore 18 presso la Libreria Pickwick per la presentazione di "Le colpe vecchie fanno le ombre lunghe"<br />di Enrico Luceri a cura di Federica Marchetti<br />Colgo l’occasione per segnalarvi l’uscita del mio libro "Giallo in tv" (Tabula Fati Edizioni) che verrà presentato insieme a Roberto Pastore, autore di "Sulle strade della fiction" giovedì 27 novembre alle ore 18 sempre alla Libreria Pickwick.<br /><strong>SPOTLIGHT.</strong><br />Il libro è disponibile su IBS.<br />Compratelo: costa poco (€ 8) e se vende bene l’editore me ne fa scrivere un altro!!! <img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5265210239030096210" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 130px; CURSOR: hand; HEIGHT: 168px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNTKTnPivcua-c-CpwwHQ0SNlHu2YqJgUyxMOpaLz4waSH7YXpvxB17AwpNlCtZbiq7bp0hdYuJdPO-S68yC4bpmUxShtBYtEZvEsuOGBqvW_WxhVmJkJuQvEbg-DkK-xcPLzA0FWxGViw/s320/colpe+vecchie.jpg" border="0" /><br />Perdonate se sono stata troppo ardita ma è il mio primo libro e questo è il solo modo che ho per fargli pubblicità.<br />Ciao,<br />Federica Marchetti</em><br />Libreria Pickwick - via Torino snc – 01100 Viterbo - Tel. 0761-325497 - sito: www.libreriapickwick.com </div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-77520890122477129752008-10-07T09:11:00.003+02:002008-10-07T09:15:30.498+02:00Delitto di Autori... RGF!<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkfp0ZcJjdnINlsApwwzrlIvdpt67mdR0xcTqtsPu2v910H0fLQRYkOTVvxg76PYNLHhGonM4wiheSd39yMbOYFt6tvB36xBKXsZPDfIhiDhwuBy0Fj6n5nQmYpik98fyw0PRoymh_Luiw/s1600-h/delitto1.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5254306825402522802" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 177px; CURSOR: hand; HEIGHT: 181px" height="206" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkfp0ZcJjdnINlsApwwzrlIvdpt67mdR0xcTqtsPu2v910H0fLQRYkOTVvxg76PYNLHhGonM4wiheSd39yMbOYFt6tvB36xBKXsZPDfIhiDhwuBy0Fj6n5nQmYpik98fyw0PRoymh_Luiw/s320/delitto1.jpg" width="197" border="0" /></a> Riportiamo di seguito il comunicato con cui si annuncia che la V edizione del Premio di Narrativa Gialla Inedita ACSI " Delitto d´Autore" è stata vinta dal romanzo <em>Fata Morgana</em> di due autori di RomaGialloFactory, <strong>Andrea Franco</strong> ed <strong>Enrico Luceri</strong>.<br />Adelante Pedro!<br /><span class="fullpost">Il Premio di Narrativa Gialla Inedita " Delitto d´Autore", dedicato al miglior romanzo giallo italiano inedito, indetto dall´ACSI, si terrà a Roma sabato 25 ottobre p.v. presso il Circolo Ufficiali a Villa Savorgnan di Brazzà ( Palazzo Barberini) , alla presenza di giornalisti ed esponenti del mondo della cultura.<br />La giuria, composta da Rossana Matteucci, Miliardi Liala, Pocci Franco, Maria Antonietta Spanu, ha assegnato i seguenti premi per la sezione romanzo inedito : I premio a Enrico Luceri e Andrea Franco di Roma per il romanzo : " Fata Morgana" ; II premio a Matteo Tovazzi di Volano (TN) per il romanzo "Sotto la Polvere" ; III premio a Gioacchino De Padova di Pavia per il romanzo "I Delitti del Romanzo".<br />Il primo premio consiste nella pubblicazione dell´opera a cura dell´ACSI, inoltre sono stati assegnati premi in denaro, targhe, medaglie, ecc.<br />Per la sezione racconto inedito sono stati premiati : I premio Maria Letizia Avato di Roma ; II premio ex-aequo Pacchini Maria Domenica di Viareggio e Andrea Franco di Roma ; III premio ex-aequo Fabio Figara di Livorno e Andrea Gamannossi di Scandicci (FI).<br />Sono stati assegnati anche Premi Speciali per il romanzo inedito a: Giorgio Diaz di Firenze ; Landi Maria Teresa di Massarosa; Tola Luciana di Viareggio<br />Segnalazioni :Laura Bassuti di Toledo; Bianca Maria Massaro di Roma .<br />Premi Speciali per il racconto inedito a : Marco Scaldini di Montecatini T. ; Marco Vagheggini di Rapolano T. (SI) Salvati Alessandro di Viareggio ; Luca Ducceschi di Cinisello B. (MI); Marialisa Ottonello di Alassio;Loiaconi Maria di Sampierdarena (GE); Monica Nieri di Prato;Enrico Luceri di Roma;Marzia Lucchesi di Sesto F.no;Mara Grassi di Castelnuovo M.(SP).<br />Segnalazioni : Giordano Marianna di Ariano Irpino (AV); Bianca Maria Massaro di Roma;Logli Pierluigi di Prato; Salvati Alessandro di Viareggio;Katia Brentani di Bologna;Ernesto Chiabotto di Torino;Messori Gianna di Stagno (LI);De Feo Luca di Trento<br /><br />Info:<br />ACSI<br />via Garibaldi, 174<br />Viareggio (Lucca)<br />tel. 0584 427062<br />fax 0584 426217<br />e-mail: info@lucca.acsi.it<br />cultura@acsi.it<br /></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-67129875112017329602008-09-24T14:05:00.003+02:002008-09-24T14:15:08.977+02:00Lo scrittore dal vivo!<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij3mvyxqMld3VVyjv3id9bme88g6lMu41_I4-KziVI-pOX0AnY74FjCreHy8pCkRUP4nfxmpwb6IPt1x2nZ1BJZfLfrnpKqdWj8D0hv9l2CCRPlv1Cx8wWr6bWMVI3elzw31KVVrK-4mbN/s1600-h/Mongai.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5249559972337429026" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij3mvyxqMld3VVyjv3id9bme88g6lMu41_I4-KziVI-pOX0AnY74FjCreHy8pCkRUP4nfxmpwb6IPt1x2nZ1BJZfLfrnpKqdWj8D0hv9l2CCRPlv1Cx8wWr6bWMVI3elzw31KVVrK-4mbN/s320/Mongai.jpg" border="0" /></a> <strong>"Lo scrittore dal vivo" è uno spettacolo che è un corso, un corso che è uno spettacolo.</strong><br /></div><div align="justify"><br />Massimo Mongai inizierà a scrivere interagendo con il pubblico presente in sala la base di un romanzo giallo/noir: verrà fornita a tutto il pubblico la scheda di base del personaggio, sulla falsariga dei modelli usati da sceneggiatori e scrittori, e partendo da queste schede fra le quali ne verranno sorteggiare 10 l´autore comincerà a creare una scaletta della vicenda, interagendo costantemente con il pubblico, chiedendo chi si vuole veder morire, chi sia l´assassino e chi l´indagatore; quindi la scaletta di base di un romanzo, creando e presentando altri elementi derivanti dai trucchi del professionista, ed infine scrivendo materialmente tre pagine del libro stesso, la prima, l´ultima ed una intermedia. Seguendo una specifica metodologia elaborata dall´autore (docente di corsi di scrittura creativa) passo per passo verrà chiesto il coinvolgimento del pubblico che imposterà, insieme all´autore, la stesura del lavoro, prenderà decisioni relative alla trama ed alle conclusioni, il tutto nell´arco di circa 2 ore. Le scelte delle tematiche, personaggi, prime stesure ed altro verranno effettuate direttamente in sala e in collaborazione con il pubblico. Gli spettatori potranno vivere in diretta il momento creativo che conduce alla genesi di un´opera letteraria, interagire in prima persona e collaborare alla stesura contribuendo alla creazione dei personaggi e all´elaborazione delle dinamiche strutturali. Un momento davvero unico per approfondire i meccanismi della letteratura, riappropriarsi del piacere della lettura e scoprire i segreti della scrittura.<br /><span class="fullpost"><strong>"Lo scrittore dal vivo" è una performance che è uno spettacolo ed uno spettacolo che è una performance.</strong><br />Massimo Mongai è uno scrittore professionista ed a tempo pieno di romanzi gialli e di fantascienza con oltre 12 titoli pubblicati. E´ vincitore del Premio Urania, membro del comitato scientifico del "Falcone Maltese", giornalista, sceneggiatore, autore radiofonico per Radio RAI2 ed altre emittenti. Da anni tiene corsi di scrittura creativa a Roma e altrove.<br />Lo spettacolo sarà proposto nelle manifestazioni di:<br />"La passione per il delitto" in data 29 Settembre 2008 a Villa Greppi Monticello Brianza (LC)<br />"Libri al sole" a Pontedera in data 2 Ottobre 2008 presso la sala riunioni del Museo Piaggio<br />La presentazione su You Tube:<br /><a href="http://www.youtube.com/watchv=k9pW3C4bNpI">http://www.youtube.com/watchv=k9pW3C4bNpI</a></span></div><span class="fullpost"><div align="justify"><br /></div><div align="justify"><br />La serata tenutasi al Teatro Sala Uno lo Scorso Novembre 2007:<br /><a href="http://www.youtube.com/watchv=oHIZXvocQ-w#GU5U2spHI_4">http://www.youtube.com/watchv=oHIZXvocQ-w#GU5U2spHI_4</a> </div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"><br />In cosa consiste questa iniziativa?<br /><em>Presto detto. Entro in sala, saluto il pubblico e spiego di che si tratta. Dopo di che distribuisco una "scheda del personaggio" da me elaborata sulla base di schede simili molto diffuse fra gli sceneggiatori cinematografici. Si tratta di una scheda con dei riquadri da riempire: nome e cognome del personaggio, età, studi, guadagni, punto di vista sulla vita e così via, per un totale di 20 diversi riquadri, anche se quelli che contano davvero sono una decina.</em><br />Ma cosa devono scrivere gli spettatori?<br /><em>Letteralmente quello che vogliono, quel che gli passa per la testa. Spesso lascio loro una scheda vuota e gli dico: adesso riempitela descrivendo voi stessi! La scheda è solo no strumento facile e comprensibile per avere degli "scheletri" di personaggi da ricoprire poi con carne, vestiti e personalità. Ma nell´interazione con gli altri questo accade facilmente.<br /></em>Poi?<br /><em>Dopo una decina di minuti raccolgo tutte le schede e ne scelgo del tutto a caso un decina. Le attacco con uno scotch su un tabellone di compensato montato su un treppiedi vicino a me e comincio ad interagire con il pubblico, spiegano cosa è secondo me un giallo o un noir.<br /></em>Ah, ecco, visto che lo sai diccelo!<br /><em>In realtà è presto detto: in un giallo c´è una vittima, un assassino ed un indagatore, alla fine l´assassino è scoperto e punito, l´ordine sociale è ricostituito e tutti tranne l´assassino e la vittima sono contenti; nel noir succedono le stesse cose, solo che sono tutti più tristi. E´ un po´ tagliato con l´accetta ma è così. Comunque quel che conta è che io voglio scrivere con il pubblico una scaletta ed alcune pagine di una storia gialla di tipo classico, con un normale intreccio a "triangolo" come dice Narcejac. Se strada facendo appaiono sfumature noir , nessun problema.</em><br />Ma tu materialmente scrivi la storia<br /><em>Assolutamente sì! Il bello è proprio questo, In sala c´è sempre uno schermo collegato con il mio computer e man mano che scrivo il pubblico vede quello che scrivo, interagisce, mi aiuta. La parte più divertente e quasi magica è quando si decide il titolo.</em><br />Spiegati meglio.<br /><em>Beh, un bel titolo è essenziale ad un romanzo, tanto quanto un buon incipit o una buona struttura o una idea originale. Nel presentare i personaggi, nel descriverli a tutti, sottolineo come fra loro ci dovranno essere i tre del triangolo vittima-assassino-indagatore. Di nuovo scegliamo a caso i tre e a questo punto forziamo le situazioni ed i personaggi , sempre in interazione con tutti i presenti, finché tutto non comincia a quadrare. Nel corso di questo sforzo , io dico che ci serve il titolo e che tutti comincino a pensarci. Alla fine dopo diversi tentativi, il titolo perfetto letteralmente prorompe! Non scherzo. Ad un certo punto, di rimbalzo da una testa all´altra, da una frase ad un´altra esce il titolo che si adatta perfettamente al romanzo. A quel punto io sottolineo come ormai sappiano cosa stiamo scrivendo. La nostra storia ha un nome.</em><br />E poi scrivi lì davanti al pubblico? Cioè, materialmente cosa fai?<br /><em>Mi siedo al computer e scrivo. E di tanto in tanto mi fermo e chiedo se va bene.<br /></em>Ma quanto scrivi ?<br /><em>Non molto, certo. Mediamente tre paginette, la prima , una intermedia e l´ultima.<br /></em>Qual è il senso di tutto questo? Un corso ultraconcentrato?<br /><em>Volendo. In effetti nei miei corsi uso quelle schede. E altre. Ma io preferisco considerare lo SdV una performance- spettacolo.</em><br />Ecco, questa mi mancava. Spiegati.<br /><em>E´ una performance artistica ed uno spettacolo al tempo stesso. E´ fruibile come uno spettacolo, se non si vuol partecipare a qualunque titolo, ed è anche una performance, nel senso classico del termine, di espressione di una volontà comunicazionale di un autore.<br /></em>Sembra anche un po´ un esibizionismo, un far vedere che sei bravo...<br /><em>Non credo ci sia un solo scrittore che non possa NON essere definito esibizionista. Se non lo sei, non scrivi. Ma in questa performance c´è una volontà precisa: far capire al pubblico quali sono i meccanismi di base del giallo; far capire anche come si possa usare questa conoscenza per rileggere la realtà; e infine ricavarne stimoli, idee, io stesso uno maggiore comprensione del mio lavoro. Per lo meno io ci credo e ci provo. Inoltre ci sono cose che voglio capire meglio.</em> Che tipo di cose?<br /><em>L´enorme successo del giallo-noir degli ultimi 10 anni. E´ veramente enorme, ed è troppo ed immotivato sinora.</em><br />Immotivato Molti ne danno molte spiegazioni, e tutte valide. </div><div align="justify"><em>Appunto. Troppe e forse valide o sentite tali, ma in realtà vaghe, abbastanza ripetitive e per me non convincenti. Che si riassumono tutte, alla fine, nel concetto "specchio della società". Non basta più, secondo me. E voglio saperne di più, lavorando con il pubblico.</em></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-37252617448326678552008-09-04T09:05:00.004+02:002008-09-04T09:12:07.432+02:00Recensioni: "Legami di morte" di A. Marenzana<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLp6-VuaSEfpvMeV6mOieYi3-VmTIyM7I2X_AcNoHmeSgKhtLmfr3lKlDURb5-j1ea2xrZ0eD9zkBjmGr5dXVVoJhySFi4HlpHZDqKRE78wnFXaIj1EndCkbw_3nB-t4p9od6NAEABJcfK/s1600-h/Legami_di_Morte.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5242059655207927410" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 171px; CURSOR: hand; HEIGHT: 237px" height="244" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLp6-VuaSEfpvMeV6mOieYi3-VmTIyM7I2X_AcNoHmeSgKhtLmfr3lKlDURb5-j1ea2xrZ0eD9zkBjmGr5dXVVoJhySFi4HlpHZDqKRE78wnFXaIj1EndCkbw_3nB-t4p9od6NAEABJcfK/s320/Legami_di_Morte.jpg" width="171" border="0" /></a> Capisco se un libro è buono quando mi viene voglia di sottolinearlo. Lo so, lo so, non si sciupano i libri, me lo ha insegnato mio padre. Ma quando ho avuto questo volume tra le mani l’istinto è stato quasi irresistibile, c’erano punti in cui l’autore sembrava stesse parlando la mia stessa lingua. Ecco: questa in assoluto è la matrice di un romanzo ben riuscito, quando ti viene voglia di tirare su il telefono e parlare con l’autore per dirgli che, in effetti, quello che lui è stato capace di esprimere così bene, lo senti anche tu. In scrittura creativa questo meccanismo si descrive come la capacità di andare dal particolare al generale, quando cioè la “storia” narrata si distacca da se stessa in un certo senso, per diventare qualcosa di più, di diverso, di “universale”. Molto più che la banale immedesimazione in un personaggio, in un’atmosfera, in una vicenda. E di questi tempi, appunto, trovare in un autore quel qualcosa in più non è davvero facile.<br /></div><span class="fullpost">Un giallo onesto, quello di Angelo Marenzana, senza trucchi e senza inganni, senza effetti roboanti, senza inseguimenti, senza spargimenti di sangue, senza serial killer o omicidi efferati. Senza segreti misteriosi, teorie del complotto, trame politiche o chissà quali oscure macchinazioni di iperboliche sette segrete. Scrivere un libro “senza” tutte queste cose, diventa sempre più difficile ed è, proprio per questo motivo, una vera sfida. Una sfida vincente per l’autore che porta a casa un degno risultato, dal duplice effetto. Quello di aver soddisfatto al tempo stesso sia i giallisti tout court che gli amanti del romanzo mainstream. E quando un autore di gialli o polizieschi si distacca dal genere per sconfinare anche nel mainstream è sempre una scommessa.<br />Una città che si staglia sullo sfondo vigorosa, tratteggiata con l’amore e la comprensione di chi in quel luogo non solo ci ha vissuto, ma l’ha respirato, l’ha “abitato”, se ne è permeato nel profondo, ascoltando i ricordi e le memorie dei vecchi, dei genitori, degli zii, dei vicini di casa, le chiacchiere al bar … Angelo Marenzana schiude con questo romanzo il baule della memoria per raccontarci il periodo italiano del ventennio fascista, una bella sfida per uno nato nel 1959 che appartiene alla nostra generazione e che di quegli anni ha solo sentito parlare o, al massimo, li ha studiati sui libri di storia. Ma quanta differenza tra quello che viene scritto nei testi scolastici e la storia vera, come l’hanno vissuta quelli che “erano lì”. E con Marenzana in effetti noi lettori siamo tutti lì, a fianco del commissario Augusto Bendicò, quasi esiliato nel suo lavoro, ben contento di essere ridotto a fare da passacarte e da burocrate, in quell’isolamento quasi volontario in cui è stato relegato dalla morte della moglie Betti, recentemente scomparsa per una malattia infida, subdola, sottile e imprevedibile. Una banale difterite che poteva risolversi in pochi giorni e che invece se l’è portata via senza che nessuno potesse far niente. E quella era davvero un’epoca in cui si moriva spesso per un nonnulla. Un periodo in cui l’incertezza del vivere era talmente forte che ci si accontentava della propria quotidiana regolarità, delle poche abitudine domestiche, di un mondo fatto di affetti e di piccole concessioni alla comodità, ben lontano dal lusso e dall’ostentazione dei giorni nostri.<br />Eppure, anche allora, c’era sempre qualcuno che vive in un modo diverso, sopra le righe, seguendo altre regole e ben altri ritmi. È il caso di Dora, la ragazza più bella del quartiere, che canta in un night club, anche se all’epoca le parole straniere, come i delitti, sono assai sgradite al regime, che vorrebbe imbavagliare la pubblica opinione e gli organi di stampa, giungendo fino al punto di istruire le forze di polizia in merito all’esito “desiderato” di certe indagini troppo scottanti o scomode, per l’immagine di un’Italia che deve apparire sul panorama internazionale limpida e pura, retta e nitida come una fotografia in bianco e nero, senza ombre e senza oscurità. Ma non è di Bendicò l’indagine, bensì di un collega che però gliela cede, forse per scuoterlo, forse per liberarsi da un impegno, comunque sia è da qui che si parte. Da una ragazza morta, che ricorda al commissario la moglie morta e un’altra donna morta poco tempo prima, il cui apparente suicidio, come da istruzioni, è stato camuffato da incidente domestico, compiacendo le disposizioni del regime. Però qualcosa non funziona, quando i superiori di Bendicò vogliono far passare Dora come una donna equivoca, di malaffare, che ha fatto la fine che ha fatto perché cantava canzonette leggere nei locali. Infatti indagando viene fuori invece che, per opinione unanime del quartiere, malelingue comprese, Dora era davvero una ragazza con la testa a posto e che i locali in cui cantava non erano poi così equivoci. Anzi.<br />Ecco che allora Bendicò rimugina sul caso, ripensa a quella vita che si è spenta così improvvisamente, e … parla con sua moglie. Già, perché come capita ai coniugi che hanno vissuto tanti anni assieme, il commissario quando si sente incerto sul da farsi ha come l’impressione di sapere, per puro istinto, cosa avrebbe detto la sua Betti se solo fosse stata lì, come l’avrebbe rimproverato per essere stato magari troppo frettoloso in un interrogatorio, troppo prevenuto con un testimone, troppo brusco con un collaboratore. Come un angelo custode, l’ombra di Betti accompagna il commissario per tutto il corso dell’indagine e scompare, sfumando, come nella migliore tradizione cinematografica, quando questi arriva non solamente alla verità ma anche a una svolta nella sua vita personale. Conclusa un’inchiesta che lo pone, solo, contro il regime e contro i superiori, rischiando di farlo finire anche nella lista nera della polizia politica, Bendicò ritrova la sua dignità, il suo rigore, il suo spirito, il coraggio di essere se stesso sempre e comunque, indipendentemente dalle circostanze.<br />Un romanzo storico dunque, un giallo d’epoca, ma con quel tanto di introspezione psicologica che schiaccia spesso l’occhio alle atmosfere più attuali del Noir, ma non il Noir duro, graffiante, metropolitano, ma piuttosto un Noir d’epoca, più avvolgente, soffuso, sfumato. Un GialloNoir di classe, insomma, il mio pane quotidiano e quello di milioni di lettori che giustamente reclamano a gran voce, in un panorama sempre più oppresso da fugaci meteore di oltreoceano, un buon romanzo italiano scritto con le vecchie e intoccabili regole del Giallo puro. Senza eccessi, senza colpi di tamburo, senza fuochi artificiali. La lezione di scrittura più difficile, impartita da un autore che come sua abitudine non tentenna. Per un libro che si ripone con piacere nello scaffale, certi di volerlo riprendere in mano per rileggerlo ancora. E di quanti romanzi angloamericani, oggi, potremmo dire lo stesso?</span><br /><br /><br /><p><span class="fullpost"><strong>Legami di morte</strong><br /><strong><em>Intrighi e delitti in un'Italia a un passo dalla tragedia della guerra<br /></em></strong><a href="javascript:%20void(%20window.open(" autore="405','_blank','menubar=no,toolbar=no,personalbar=no,directories=no,resizable=yes,scrollbars=yes,width=450,height=350')%20);"">Angelo Marenzana</a><br />Anno: 2008<br />Pagine: 132<br />Prezzo: € 13,00</span></p><p><em>di Sabina Marchesi</em> <span class="fullpost"></p></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-29337666768210706122008-08-29T11:10:00.004+02:002008-08-29T11:19:36.601+02:00Il legal thriller al cinema<div align="justify"> <img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5239866472874731682" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 145px; CURSOR: hand; HEIGHT: 230px" height="255" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiG3zSPUr_Pz4pgrtQZT0McE1oT6SuEHWbDlgwlDmpjA-6QU4Dn0Uepl8rKp_5g_px7v90GiyXfjK25uD4xSYOJXgR2AlQv20b4MupYAEIImcCfCnEwUzcfZn75DKbchEciONibB_MoEKfe/s320/514467697_cd9943f260.jpg" width="164" border="0" />Da sempre i processi avvincono e catturano totalmente lo spettatore, confermano, se mai ce ne fosse bisogno, l'incredibile seguito dei veri dibattimenti processuali, sia quelli trasmessi in televisione, che quelli verificatisi dal vivo, in diretta, quando grandi folle si ammassano alle porte del tribunale fin dalle prime ore dell'alba nel tentativo di guadagnarsi un posto in aula, al punto che spesso si fanno intervenire anche le forze di polizia per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico.<br />In televisione la serie in assoluto più famosa e che ebbe il merito di portare il genere legale verso la distribuzione di massa fu quella di Perry Mason, dalla penna di Erle Stanley Gardner, con l'indimenticabile interpretazione di Raymond Burr. E' grazie a questo serial che i termini, gli usi,le modalità e le procedure che fino ad allora appartenevano al solo ambiente giuridico, riservato ai pochi che facevano parte del mondo legale, diventarono patrimonio dell'immaginario collettivo.<br /><span class="fullpost">Ma già prima di questa serie TV datata anni Cinquanta, la cinematografia aveva dedicato pellicole di vario genere comunque incentrate sui dibattimenti processuali, dove il pathos e le atmosfere delle aule di tribunale erano rigorosamente ricostruite per conferire fascinazione e suspense all'intero film.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIS5YVog7iw36hZc-xGPFl2IRMIiHVjExQ2WvV6drHJx5Ms7fT-Fw_Bfr1N4zzmPbxr9xqwpKMl3j8DvX8e49X517fBKCRnzSH_qXt5kiOKU5Hk9OQsYdh3aY7p2boFPGGlBipFw9UvD39/s1600-h/Legal_Thriller.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5239866708824963906" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIS5YVog7iw36hZc-xGPFl2IRMIiHVjExQ2WvV6drHJx5Ms7fT-Fw_Bfr1N4zzmPbxr9xqwpKMl3j8DvX8e49X517fBKCRnzSH_qXt5kiOKU5Hk9OQsYdh3aY7p2boFPGGlBipFw9UvD39/s320/Legal_Thriller.jpg" border="0" /></a>E' del 1927 <em>Giovanna d'Arco</em> di C.T.Dreyer, in cui si ricostruisce puntigliosamente il processo alla pulzella d'Orleans, e del 1930 <em>Murder</em> di Hitchcock, seguito da <em>Il Caso Paradine</em> del 1947 sempre di Hitchcock.<br />Si decreta così la nascita di un nuovo filone cinematografico, il legal trhiller, o giudiziario, altrimenti denominato "courtroom movie", in quanto spesso ambientato e totalmente girato in un'aula di tribunale.<br />L'impianto strutturale di questo genere di film somiglia per molti versi al filone poliziesco, solo che qui l'indagine viene sostituita dal dibattimento processuale, e la suspense di investigazioni, inseguimenti e interrogatori si traspone egregiamente nelle schermaglie procedurali tra la difesa e l'accusa, nelle testimonianze, e nei frequenti flashback che ci illustrano la vicenda. Il pathos resta intatto, ma si sposta su un piano più intellettuale, più raffinato, tutto giocato sui trucchi e sulle astuzie dei due avvocati che si affrontano davanti al giudice, nel tentativo di salvare un imputato, che nella stragrande maggioranza dei casi è innocente, o almeno sembra essere tale.<br />I protagonisti possono essere l'avvocato difensore, o il rappresentante della pubblica accusa, o lo stesso imputato, mentre in alcuni casi il film è impostato sul punto di vista della famiglia delle vittime, della giuria o del giudice chiamati a delibare sul caso.<br />Andando avanti con la cronologia troviamo <em>I Bassifondi di San Francisco</em> del 1949, di N.Ray con Humprey Bogart che si cala nei panni del difensore, <em>La Costola di Adamo</em> sempre del 1949, con il magistrale duetto Katherine Hepburn e Spencer Tracy che interpretano rispettivamente accusa e difesa, <em>L'Alibi Era Perfetto</em> del 1956 di F.Lang, <em>Testimone d'Accusa</em> del 1957 a firma Billy Wilder, <em>La Parola a Giurati</em> di S.Lumet 1957, <em>Anatomia di Un Omicidio</em> di O. Preminger che nel 1959 vede un intrigante James Stewart come avvocato difensore e <em>Vincitori e Vinti</em> del 1961 dove Spencer Tracy interpreta un giudice impegnato in prima linea contro i criminali nazisti a Norimberga.<br />Da qui in poi il successo di questo filone, grazie anche alla coincidenza con la serie di Perry Mason, diventa travolgente e le pellicole praticamente non si contano più fino ad arrivare in tempi più recenti a: <em>E Giustizia Per Tutti</em> di N.Jemison datato 1979 dove l'avvocato è niente di meno che Al Pacino, <em>Il Verdetto</em> di S.Lumet anno 1982 con Paul Newman, <em>Doppio Taglio</em> 1985, <em>Pazza</em> 1987,<em>Suspect Presunto Colpevole</em> 1987, <em>Sotto Accusa</em> 1988, <em>Verdetto Finale</em> 1989, <em>Music Box</em> <em>Prova d'Accusa</em> 1989, <em>Conflitto di Classe</em> 1990, <em>Presunto Innocente</em> 1990, e naturalmente <em>Philadelpia</em> del 1993.<br />Numerose fusioni e derivazioni ebbero origine da questo genere compresi tutta una serie di film dove il processo si svolge davanti alla corte marziale, a partire dall'<em>Ammutinamento del Caine</em> nel 1954, <em>Corte Marziale</em> del 1955, <em>Orizzonti di Gloria</em> a firma Kubrick nel 1957, <em>I Dannati e gli Eroi</em> del 1960.<br />Molti di questi film ebbero un travolgente successo e rimasero per sempre nella memoria collettiva, come <em>Gli Ammutinati del Bounty</em> o i più recenti <em>Codice d'Onore</em>, <em>L'Uomo della Pioggia</em> e <em>Philadelpia</em>.<br />Versioni più recenti presentano processi contro compagnie assicurative o multinazionali per frodi e truffe ai danni dei loro clienti o assistiti come in <em>Erin Brockovic</em> o nell'<em>Uomo della Pioggia</em>.<br />In ogni caso il genere legale o giudiziario continua a battere cassetta senza mai fallire un colpo al punto che le procedure tecnico legali e il gergo giudiziario sono ormai entrati a far parte del patrimonio comune e del linguaggio quotidiano. </span><br /><br /></div><p align="justify"><span class="fullpost"><em>Di Sabina Marchesi</em></p></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-5696133097282606852008-08-27T16:31:00.002+02:002008-08-27T16:35:28.065+02:00Gialli, gialli, gialli!<div align="justify"> Chiunque questa estate abbia frequentato edicole e librerie saprà che quest’anno come non mai si moltiplicano le raccolte di racconti gialli sul panorama editoriale, e poi dicono che il racconto breve è morto. Veramente, mi duole doverlo ricordare, a tratti c’è sempre qualche critico illuminato che torna a dire che “anche” il Giallo è morto.<br />L’ho già scritto in più di una occasione, per essere un moribondo mi pare che goda di ottima salute, o almeno le statistiche di vendita così dicono, e chi sono io per confutare delle statistiche?<br /><span class="fullpost">Così ecco che le raccolte si specializzano sempre di più … antologie che parlano di delitti in famiglia, antologie che hanno come tema il mondo degli scacchi, eppure per quanto straordinario possa apparire, più si restringe la rosa delle opzioni, più il tema è vincolante, e più, per paradosso, sale la qualità dei lavori pubblicati. Che poi in entrambe queste raccolte appaiono anche nomi autorevoli di giallisti “doc” diversi dei quali fondatori dell’’associazione Roma Giallo Factory la dice lunga sul presunto cagionevole stato di salute del Gialllo italiano.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9v13H-dBZFlquMLdhfw0GdFNGrlylM3BUI3rP1D1nHyxiU2TueTUKVtltCa7xaOnIsW-snJexAYjgcjC1LQIwvAQLLfuHD1vsjTpKiHvGwBKp3q941nZtk8j338Sz_ACascBfVngp8JrO/s1600-h/Famiglie_Assassine.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5239205824812343026" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" height="233" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9v13H-dBZFlquMLdhfw0GdFNGrlylM3BUI3rP1D1nHyxiU2TueTUKVtltCa7xaOnIsW-snJexAYjgcjC1LQIwvAQLLfuHD1vsjTpKiHvGwBKp3q941nZtk8j338Sz_ACascBfVngp8JrO/s320/Famiglie_Assassine.jpg" width="169" border="0" /></a>Carissimi critici, rassegnatevi, il giallo piace e il giallo italiano tira ancora, sarà l’estate, sarà l’assedio dei tanti eroi paradossali e grondanti sangue di oltre oceano, ma il pubblico continua ad amare il giallo italiano, che ci volete fare? A volte anche la teoria deve fare i conti con i fatti.<br /><br /><strong>Giallo Scacchi</strong> - racconti di sangue e di mistero<br /><br />Trentuno racconti gialli in cui è protagonista il gioco degli scacchi. E in cui vi sorprenderà il numero di punti di vista con cui gli scacchi sono stati sfruttati, dando vita ad un'ispirazione estremamente variegata ed interessante. Si parte dagli scacchi come mezzo per scoprire il colpevole lungo il sentiero di una tradizione consolidata del giallo classico, fino ad arrivare a quei racconti dove non si sa quando finisce la fantasia e dove incomincia la realtà. Un miscuglio fra reale e irreale, il possibile e l'impossibile, il sogno che non è un sogno. Tra gli altri, la storia con il famoso automa il "Turco" ambientata nei primi anni del Regno d'Italia e addirittura i redivivi Hitler e Che Guevara…<br /><br /><strong>Famiglie Assassine</strong> – perché la realtà non è poi così lontana dalla fiction<br /><br />Il libro è il risultato di un progetto maturato da tempo, anche attraverso un "cantiere di scrittura" via Internet, e che solo oggi si concretizza. Nei mesi che si sono avvicendati mentre si raccoglievano i testi per l'antologia, la convinzione che la famiglia sia un luogo anche di sofferenze e delitti è stata confermata da una miriade di episodi della cronaca nera, a volte ancora più atroci di quelli immaginati da qualsiasi scrittore. Del resto questa consapevolezza è sempre stata condivisa dal gruppo di scrittori che si sono definiti neonoir e che dal 1993 hanno prodotto libri, incontri, "eventi", giocando sull'intreccio tra cronaca e immaginario, ponendosi provocatoriamente "dal punto di vista di Caino". Il nesso tra cronaca e immaginario, in particolare a proposito di serial killer, è infatti uno dei tratti che hanno caratterizzato il neo noir, anche attraverso l'impegno di alcuni suoi autori in saggi, ricerche universitarie, inchieste giornalistiche e radiofoniche sui crimini seriali. </span></div><div align="justify"><br /></div><p align="justify"><span class="fullpost"><em>di Sabina Marchesi</em><br /></p></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-23405707830768931542008-07-15T14:10:00.003+02:002008-12-09T03:03:30.601+01:00Giallo al Colosseo<div align="justify">Nell'ambito della manifestazione "<strong>Dark Ladies - Le cattive signore del giallo</strong>", Belvedere Antonio Cederna, Clivo Acilio (davanti al Colosseo, in pratica) alle 20.30 dei giorni seguenti potrete ascoltare:<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYCpJ2AeWV2PQ-rlGSdHR_zejnLuEsm3hp1UwCaCAm6w1wpR76k0f31ra54X6rVBHfo9BSRXVWJ8n6UnDzDDS1rYsseZa8kycZKEgG8EdmCJ0WAsmtVjeJKBkqQE5gqxs_VKRwaEvaAA0i/s1600-h/Senza+nome.bmp"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5223213844647939522" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYCpJ2AeWV2PQ-rlGSdHR_zejnLuEsm3hp1UwCaCAm6w1wpR76k0f31ra54X6rVBHfo9BSRXVWJ8n6UnDzDDS1rYsseZa8kycZKEgG8EdmCJ0WAsmtVjeJKBkqQE5gqxs_VKRwaEvaAA0i/s320/Senza+nome.bmp" border="0" /></a><br /></div><div align="justify">18/07: <strong>Carmen Iarrera</strong> e altri autori parlare di "Anime Nere" e "Anime Nere Reloaded";</div><div align="justify">20/07: <strong>Giulio Leoni</strong> di "...E trentuno con la morte" (Mondadori);</div><div align="justify">25/07: <strong>Enrico Luceri</strong> di "Le colpe vecchie fanno le ombre lunghe" (Prospettiva)</div><div align="justify">26/07: <strong>Nicola Verde</strong> di "Le segrete vie del Maestrale" (Hobby & Work);</div><div align="justify">27/07: <strong>Massimo Mongai</strong> di "Tette e pistole" (Robin).</div><div align="justify"> </div><div align="justify">E se sopravvivete, alle 21.30 seguirà un fim noir di quelli doc (<a href="http://www.crakweb.it/darklady,2,555.html">qui</a> potrete sapere cosa si proietta ogni giorno)!</div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-24141327959277428232008-07-15T12:27:00.002+02:002008-12-09T03:03:30.800+01:00Nessuna colpa<div align="justify"> Un terribile segreto lega le sorti di tre generazioni della potente famiglia Mancuso: uno di quei tabù che spesso si evita persino di nominare. Il dramma <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhax3roKyOF49yEGaD_Ly0AJU_EePL3rGeCM75lNFT_xGBSceniH4hfXGEltDcUATqcm5RZA11BhxHbWgZPJdjQRa9BgaA4KrYAjutX7LxeCmYfkujn0IknYYRIUP30RReLEXJ0PH-11kqE/s1600-h/nessuna_colpa.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5223186180005398290" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 124px; CURSOR: hand; HEIGHT: 203px" height="229" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhax3roKyOF49yEGaD_Ly0AJU_EePL3rGeCM75lNFT_xGBSceniH4hfXGEltDcUATqcm5RZA11BhxHbWgZPJdjQRa9BgaA4KrYAjutX7LxeCmYfkujn0IknYYRIUP30RReLEXJ0PH-11kqE/s320/nessuna_colpa.jpg" width="124" border="0" /></a>affonda le sue radici in un remoto paesino della Sicilia per giungere fino a Roma e concludersi in una fuga disperata verso un lontano paese del Sudamerica. Un lungo viaggio nel passato e nella memoria, attraverso l’odio e l’amore, il perdono e la vendetta. La vicenda dei Mancuso è narrata dalla voce di una donna anziana, il “nume tutelare” della famiglia, con tutta la comprensione di chi ha vissuto e sa. E con la sorda disperazione di chi ha visto la famiglia sgretolarsi sotto l’onda dei pregiudizi. <span class="fullpost">Un diario che sembra solo lo sfogo isterico di un’adolescente inquieta, una famiglia altolocata che non sa rassegnarsi alla perdita della sua unica figlia, il governatore di un’isola messo in allarme che medita di volgere a suo favore l’indagine contro i facoltosi proprietari di Villa Pietro, due detective che investigano e che indagando mettono in luce aspetti sconosciuti della loro personalità e antichi drammi inespressi. E dietro a tutto lo sfondo sonnacchioso di un’isola tropicale dove i turisti sono ancora accolti con la incondizionata riconoscenza di chi sa, che da sempre, dominati o colonizzati, invasi o visitati, la sua condizione non cambierà mai. Contrasti fortissimi tra bianchi e neri, tra benestanti e povera gente, tra quartieri lussuosi e modeste casupole, tra la legge e le consuetudini del vivere quotidiano, tra il nuovo e l’antico, tra il bene e il male. Una vicenda narrata dalla viva voce della protagonista, colei che tutto sa e tutto muove, che è stata nonna senza mai essere madre. Cattolica, tradizionalista e osservante, eppure capace, con l’infinita saggezza contadina di un tempo, di comprendere, di tollerare, di sopportare e, in ultima analisi, forse anche di agire. Perché da lungo tempo ha imparato che, nella vita, non tutto è sempre bianco o sempre nero e che spesso ogni cosa sfuma in un soffocante caleidoscopio composto da tutti i toni del grigio.<br /><br /><em>“Gli autori rivitalizzano in una originale chiave noir l'antica e sempre affascinante avventura in terre esotiche. Che nelle loro mani diventa una scatola magica, piena di inquietudine e di violenza, dai risvolti inattesi. Una boite à musique i cui denti graffiano come artigli." </em><br />Giulio Leoni<br /><br />Giuseppe Arcucci - Sabina Marchesi</span><br /></div><div align="justify"><span class="fullpost">"Nessuna colpa"</span></div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"><span class="fullpost">Dario Flaccovio Editore<br /></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-23955294629955403772008-07-15T11:52:00.001+02:002008-07-15T11:54:08.125+02:00Lo scrittore del giorno<div align="justify">Leggendo qua e là si possono incontrare “perle di saggezza” e curiosità.<br />Da una lettera (speciale):</div><div align="justify"><br /><em>Caro … abbiamo la Sua lettera del 22 giugno, che ci ha riempito di rimorso perché non l’abbiamo tenuta al corrente della grande fortuna del Suo libro … Ma come? Lei non sa di essere lo scrittore del giorno? L’uomo più discusso, esaltato, celebrato su tutti i giornali italiani? E sia dai critici più autorevoli come De Robertis e Bocelli, sia dai recensori brillanti dei settimanali a grande tiratura? E che il suo è un libro che ha successo in tutti gli strati del pubblico?<br />La prima edizione era di 2.000 copie, la seconda è di 3.000 …</em></div><div align="justify"><br />Di chi era la lettera? Di Italo Calvino ai tempi in cui si occupava della Einaudi insieme a Vittorini e la indirizzava a Mario Rigoni Stern (recentemente scomparso) per il suo “Il sergente nella neve”.<br />Che dire? Soltanto una domanda: oggi, in tempi di squali e di caimani, si potrebbero ancora dire le stesse cose senza correre il rischio di essere fraintesi?</div><div align="justify"> </div><div align="justify"><em>di Nicola Verde</em></div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-41420153338062698622008-07-14T09:29:00.004+02:002008-12-09T03:03:30.930+01:00Recensioni: "Charlie Chan e il cammello nero" di E. D. Biggers<div align="justify">La fama dello scrittore americano Earl Derr Biggers (1884-1933) è legata alla creazione di Charlie Chan, il poliziotto hawaiano di origine cinese che dipana misteri affascinanti e complicati servendosi della <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrUYR1isH6eCSLRXK0cUgo-f1cFTUPXxhyk72I5MqOIQwBOhtQWpdOZr94B4vQRmovwsGviDSIa4H8g0hO2-L3Al5vrJAgcFyduapO8p6i3sbFpydKZ2ZjCyNtI0EY1KKh_NamAMjrWOdE/s1600-h/clip_image002.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5222769698882381794" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 136px; CURSOR: hand; HEIGHT: 248px" height="298" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrUYR1isH6eCSLRXK0cUgo-f1cFTUPXxhyk72I5MqOIQwBOhtQWpdOZr94B4vQRmovwsGviDSIa4H8g0hO2-L3Al5vrJAgcFyduapO8p6i3sbFpydKZ2ZjCyNtI0EY1KKh_NamAMjrWOdE/s320/clip_image002.jpg" width="166" border="0" /></a>pazienza e dell’astuzia. Doti innate di un popolo saggio e di millenaria tradizione ma che fino ad allora erano state messe al servizio di veri geni del male, come il terribile dottor Fu Manchu. Protagonista di soli sei romanzi gialli, scritti fra dalla metà degli anni ’20 del secolo scorso fino al decennio seguente, quando la prematura scomparsa dell’autore interruppe bruscamente la serie, l’ispettore di Honolulu conobbe una seconda vita cinematografica allorché i produttori hollywoodiani decisero di sfruttarne la popolarità letteraria sul grande schermo. Esauriti ben presto i soggetti delle opere di Biggers, gli sceneggiatori cominciarono a sfornare storie apocrife, non sempre (anzi, assai di rado) fedeli agli originali, e comunque accolte con grande favore dal pubblico.<br /></div><div align="justify">"<span class="fullpost">The black camel", pubblicato per la prima volta nel 1931, è uno dei casi più difficili e dolorosi che Charlie Chan deve affrontare nella sua onorata carriera di investigatore. Shelah Fane, attrice di rara bellezza ma in crisi personale e artistica, giunge a Honolulu, dove verrà allestito il set del film che dovrebbe restituirle la fama. Ma il copione studiato dal destino è diverso: sullo sfondo di spiagge dalla sabbia chiarissima e di un oceano sconfinato, dove soffiano gli alisei e sui piroscafi i turisti attendono di sbarcare fra aloha e ghirlande di fiori, si muove un assassino rapido e intelligente, un avversario temibilissimo per l’imperturbabile detective dagli occhi a mandorla e il linguaggio forbito e dignitoso al tempo stesso. Già, perché il movente dell’omicidio sembra affondare le proprie radici in un altro delitto, quello commesso anni prima a Los Angeles, quando il famoso attore Denny Mayo era stato trovato morto nella propria abitazione. Un vecchio adagio orientale, citato da Chan, sostiene che “la morte è un cammello nero che si inginocchia, non invitato, davanti a ogni porta”, e mai come in questa inchiesta serviranno calma, acume e un’intelligenza dai tratti esotici, al servizio di una logica che non esclude fulminanti intuizioni per raccogliere quegli indizi apparentemente insignificanti che porteranno a inchiodare l’assassino. Gli stessi che potrebbe cogliere il lettore attento, come nella migliore tradizione del giallo classico, se avesse le doti di Charlie Chan!<br />La versione cinematografica venne realizzata nello stesso anno in cui fu pubblicato il romanzo, il 1931. In questa e in parecchie altre pellicole il detective di Honolulu è interpretato da Warner Oland, attore di origine… svedese, che tuttavia aveva decisamente il <em>physique du rôle</em> del pacioso e corpulento Charlie. Ma il personaggio che emerge prepotente dalle pagine del libro per rubare la scena al protagonista sullo schermo è l’indovino Tarneverro, magistralmente impersonato dal grande attore Bela Lugosi. Non c’è dubbio che quei fondali e quelle ricostruzioni artificiali delle Hawaii finiscono per smorzare l’affascinante’impatto dell’ambiente descritto da Biggers, ma l’impianto della trama supporta efficacemente anche la trasposizione cinematografica.<br />"The black camel" è stato pubblicato nella collana "L’oscar del crimine" di Mondatori nel 1973 (con il titolo "Charlie Chan e il cammello nero"). La prefazione di Alberto Tedeschi e la traduzione di Lia Volpatti due nomi ben noti a tutti coloro che amano il giallo e a cui va la gratitudine per aver con tanta passione e competenza contribuito alla popolarità di questo genere letterario in Italia, rendono questo libro un piccolo capolavoro del <em>mystery</em>.</span></div><div align="justify"><em></em><span class="fullpost"><em>di Enrico Luceri</em></div><div align="justify"><br /></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-68137398273945084062008-07-11T09:14:00.001+02:002008-12-09T03:03:31.026+01:00Il mistero degli ultragay<div align="justify">Dall’ultimo nunero di “Nocturno” riportiamo parte di una lettera di un certo R. Neville:<br /><br /><strong>MI CHIAMO ROBERT NEVILLE E SONO INCAZZATO NERO</strong><br /><br /><em><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjN4bZmaeZkpHCXqe4umoMPlI_zf9ZRZggB_eLcZBK7MblE0E4GXGS0rULySiEkJ4Q9FWi_mNgV3U4psp-sDERmfA3diy1NtFGRvNJeS4rA2JQneTMI677C2ivxkPfy-SqqxvZh1eOiWXdl/s1600-h/copertina_invasione_def.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5221652075314814882" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" height="269" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjN4bZmaeZkpHCXqe4umoMPlI_zf9ZRZggB_eLcZBK7MblE0E4GXGS0rULySiEkJ4Q9FWi_mNgV3U4psp-sDERmfA3diy1NtFGRvNJeS4rA2JQneTMI677C2ivxkPfy-SqqxvZh1eOiWXdl/s320/copertina_invasione_def.jpg" width="169" border="0" /></a>Io sono leggenda, lo sapete benissimo, e se leggete questa rivista sapete anche perché: un tempo fui l’ultimo esemplare di una specie ormai estinta, la specie degli esseri umani che si trovavano su questo pianeta prima che voi, i vampiri, ne prendeste il posto. Con il passare degli anni, il ricordo degli umani è poi sbiadito a poco a poco, riducendosi ai racconti (sempre più fantasiosi e sempre meno credibili) di coloro che in anni remoti li hanno combattuti e sterminati: ed è in questo senso che io, ultimo uomo sulla Terra, sono a poco a poco diventato leggenda.<br /></em><span class="fullpost"><em>Finora me ne sono stato tranquillo, nell’alone di gloria letteraria cui mi ha consegnato Richard Matheson, il mio biografo ufficiale, ma adesso mi sono veramente girate le balle. Dalla mia storia, a Hollywood, hanno tratto un nuovo film: che magari nel suo genere non è neanche dei peggiori, ma travisa del tutto il senso della mia fine, sostenendo che io sono stato consegnato alla leggenda non perché mi sono ucciso per non diventare a mia volta un vampiro, ma perché ho fatto esplodere i vampiri e me stesso con una bomba (!) per proteggere la fuga di una donna e di una bambina che non sono mai esistite (..) Non basta. Recentemente, prima in Internet e poi sul DVD americano del film, è saltato fuori un finale alternativo, regolarmente girato, montato e sonorizzato e poi, per qualche ragione, accantonato. In questa variante risulta che io trovo un antivirus, salvo con esso la donna del capo-vampiro e lui mi lascia fuggire con la mia, di donna, non si sa verso dove; forse (Dio ci scampi) verso un sequel ancora più privo di senso. Un happy end in puro stile hollywoodiano, a cui mancano solo i fiori d’arancio e la marcia nuziale in colonna sonora, e che mi ha mandato veramente in bestia (...)<br />Ma non basta ancora. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la notizia che è stato appena pubblicato un romanzo in cui la mia storia viene risvoltata in chiave grottesca, sostituendo gli omosessuali ai vampiri. Converrete con me che si tratta un’idea demenziale e che ho tutte le ragioni per essere incazzato. L’autore è un certo Corrado Farina, sedicente regista e scrittore, e il titolo è L’invasione degli ultragay. Io non lo leggo di certo. Se lo leggete voi, ditemene poi tutto il male che certamente merita.</em></span><br /></div><div align="justify"><span class="fullpost"><em></em></span></div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"><span class="fullpost"><em>Robert Neville</em><br /><br /><br />Questa lettera ci ha intrigato non poco, sicché siamo andati alla libreria sotto casa e ci siamo procurati il volume, che risulta pubblicato dalla finora sconosciuta casa editrice “zero91”. Lungi dal chiarirsi, tuttavia, il mistero si è infittito, poichè non si capisce neppure se sia stato scritto da “un certo Corrado Farina”, come scrive Neville, oppure da tal Corradino Piersanti. Sulla copertina, in effetti, risulta il primo nome ma l’introduzione recita:<br /><br />“Mi chiamo Corradino Piersanti e sono uno scrittore. Se appartenete alla tribù di coloro che leggono i libri, è probabile che abbiate già sentito parlare di me: il mio romanzo L'invasione degli ultragay ha raggiunto la ventiquattresima edizione in cinque anni, è stato tradotto in dodici lingue, ha vinto un premio internazionale e alcuni dei più importanti premi letterari europei, e a Hollywood stanno ricavandone una sceneggiatura a cui mi sono riservato di dare la mia approvazione.<br />Quando vengo invitato a tenere corsi di scrittura o presenziare incontri, la domanda che mi viene rivolta più spesso è: "Come le è venuta l'idea di questo libro?". Finora ho sempre dato risposte generiche perchè temevo che la verità potesse interrompere il circolo virtuoso del successo, ma a questo punto credo che sia venuto il momento di parlare. Con una premessa, però: la realtà è talvolta più romanzesca degli stessi romanzi, e non mi stupirei se voi non credeste a ciò che sto per raccontarvi. Quasi quasi non ci credo neanch'io...<br />Eppure, quella che segue è la cronaca fedele di cosa è successo qualche anno fa.<br />Dunque, era la tarda primavera del 2003, e io stavo scrivendo un romanzo di fantascienza intitolato L'invasione degli ultrazombi...” </span></div><div align="justify"><span class="fullpost"><br />Il giorno dopo, sulla scrivania della redazione abbiamo trovato un biglietto piantato nel legno con un pugnale, con scritto: “Riservato ai cinefili: delle tre versioni cinematografiche di Io sono leggenda sapete tutto, ma chi si ricorda di un flm con Belmondo intitolato Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo”?<br />Il mistero si infittisce e i misteri ci piacciono. Leggeremo il libro e vi faremo sapere... </span></div><div align="justify"><span class="fullpost"></span> </div><div align="justify"><span class="fullpost"><em>di Corrado Farina</em></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-47079188758972348692008-07-09T10:40:00.003+02:002008-12-09T03:03:31.182+01:00Garbatella Gialla<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2hRwtqqFi9-aBB_QrFEaOQcS2ioqUjNgyyFgjG6spfrwWZ8HrIK87xF0BmYJYCPRDfiXbCkitvmHDuVXJJaRlhTuY6B5cqdK79HoepPwW5ooqJUGFShPM5fJzQXUE3GPUJVkwj-gVPXx7/s1600-h/header_estate.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5220932377731771058" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" height="146" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2hRwtqqFi9-aBB_QrFEaOQcS2ioqUjNgyyFgjG6spfrwWZ8HrIK87xF0BmYJYCPRDfiXbCkitvmHDuVXJJaRlhTuY6B5cqdK79HoepPwW5ooqJUGFShPM5fJzQXUE3GPUJVkwj-gVPXx7/s320/header_estate.jpg" width="304" border="0" /></a> Sabato 12 luglio, alle 18.30, afa permettendo, Giulio Leoni, Massimo Mongai e Massimo Pietroselli parleranno di mystery, propri e altrui, e varie ed eventuali al Parco Via Ignazio Persico - Via Magnaghi, alla Garbatella.<br /></div><div align="justify">L'incontro si svolgerà nell'ambito della Festa dell'Altra Estate, il cui programma completo potrete leggere <a href="http://altraestate.wordpress.com/">qui</a>.</div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-31730173144012713612008-07-07T10:51:00.004+02:002008-12-09T03:03:31.317+01:00Recensione: "La morte alla finestra" di G. H. Hall<div align="justify">Geoffrey Holiday Hall: uno scrittore misterioso. Forse uno pseudonimo, come Bernard Traven. Leonardo Sciascia, che di questo autore aveva letto "La morte alla finestra" nel Giallo Mondadori e ne caldeggiò la ripubblicazione alla Sellerio (nel cui catalogo figura), dice:<br /></div><div align="justify"><em>Si tratta di uno scrittore ben noto sotto altro nome che si è dato a quella vacanza (il nome lo fa sospettare)? Di un giovane scrittore che ha azzeccato quel primo libro e altri non ha saputo scriverne? Un piccolo mistero che sarebbe divertente risolvere...</em> </div><div align="justify">Non lo risolse, però; benché, con la cocciutaggine di certi suoi personaggi, andasse addirittura da Alberto Tedeschi per scoprire qualcosa su Hall. <span class="fullpost">Ecco come Sciascia racconta la sua inchiesta nella prefazione all'edizione Sellerio del romanzo:<br /><em>Più di trent'anni fa, precisamente nell'autunno del 1952, alla stazione ferroviaria di Caltanissetta acquistai l'ultimo dei "gialli" settimanali Mondadori: La morte alla finestra di G. Holiday Hall. E non che nei "gialli" Mondadori ne fossero mancati fino a quel momento di buoni, ma fin dalle prime <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqiaDbHpgavxuQNJRv86clbPTHTxjpEDCjOKV_FUMQ4r-w_9kt9w8ZriOlh6pDS3vY4StUFFmzZBPjmIX5YNCvxx85Q3PEoirM604bMWXRmBisuGkQPK3fWYpi7tN6NXbkw73GFvfUeCk1/s1600-h/clip_image001.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5220192944730705618" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqiaDbHpgavxuQNJRv86clbPTHTxjpEDCjOKV_FUMQ4r-w_9kt9w8ZriOlh6pDS3vY4StUFFmzZBPjmIX5YNCvxx85Q3PEoirM604bMWXRmBisuGkQPK3fWYpi7tN6NXbkw73GFvfUeCk1/s320/clip_image001.jpg" border="0" /></a>pagine "La morte alla finestra" mi parve di qualità diversa, di livello più alto. Ero allora fortemente affezionato agli scrittori americani, da Steinbeck a Caldwell a Faulkner a Cain: e mi parve che in quella pleiade si accendesse il lumicino del giovane Holiday Hall, intruppato tra i "giallisti" ma di miglior vocazione e di diverso avvenire. Più precisamente avevo l'impressione che quel giovane scrittore (giovane e nuovo lo diceva la presentazione editoriale) avesse fatto i suoi latinucci sugli altri maggiori, e su Faulkner specialmente. Mi avvenne di leggere il libro qualche anno dopo, l'impressione di allora mi si confermò al punto che volli saperne di più. Scorsi l'elenco di tutti i "gialli" settimanali che erano nel frattempo usciti: ma non ne trovai altri di G. Holiday Hall. Andai a trovare Alberto Tedeschi, che della collana era direttore, per chiedergli di quell'autore, di quel libro. Tedeschi molto gentilmente cercò di soddisfare la mia curiosità, ma senza alcun risultato. G. Holiday Hall era scomparso dal mondo della detective story, né si era ripresentato al mondo letterario americano. Non ne seppi più nulla. Riletto dopo trentasette anni ancora mi pare valga la pena cercare di saperne di più sul suo autore.</em><br />Hall scrisse nel 1954 un nuovo romanzo "The Watcher at the Door", che, comparso in Francia con una conclusione diversa dall'originale, vinse nel 1954 il <em>Grand Prix de la Litérature Policière,</em> lo stesso del nostro Scerbanenco. Dopo di che, il silenzio.<br />Il titolo originale di "La morte alla finestra" è "La fine è nota": perché, con un virtuosismo di intreccio, il romanzo comincia dalla fine, ovvero dalla caduta dalla finestra di un uomo misterioso. Quest'uomo, in abiti dimessi, si era presentato a una donna chiedendo del marito, il ricco signor Paulton: lei l'aveva fatto accomodare in attesa che lui tornasse ed era andata in un'altra stanza. Lo sconosciuto era caduto dalla finestra. Paulton, però, non lo conosceva affatto.<br />Incuriosito da questo avvenimento, pian piano Paulton comincia a ricostruire il passato dello sconosciuto, assillato dal perché avesse cercato proprio lui. Così, il romanzo lascia quella camera e quella finestra e segue Paulton nella sua ricerca, nel tempo e nello spazio, di un uomo. Un testimone dopo l'altro disegna il quadro di un destino tragico di cui, fino alla fine, non si riesce a capire il collegamento con un altro destino, quello di Paulton. Finché egli non si ritroverà davanti a quella finestra in quella stessa stanza...<br />Insomma, un romanzo di classe, costruito magistralmente per arrivare, con un cerchio perfetto, alla soluzione che non diremo. Purtroppo, le copertine dei Gialli Mondadori a volte dicono più del dovuto. Cosa possiamo intuire dal disegno di Jacono?</span></div><div align="justify"><span class="fullpost"></span></div><div align="justify"><span class="fullpost"><em>di <a href="http://bystadimanila.blogspot.com/">Massimo Pietroselli</a></em></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-22860753873476414642008-07-03T09:55:00.002+02:002008-12-09T03:03:31.469+01:00Recensioni: "La memoria del sangue" di Mario Coloretti<div align="justify"> Quanti sono i libri che ci lasciamo alle spalle, senza mai leggerli? Impossibile contarli, e spesso li lasciamo in un angolo, lì, nel dimenticatoio, solo perché le novità con troppa facilità prendono il sopravvento. Ma qualche volta capita di andare a cercare sotto un cumulo di polvere e se la fortuna ci assiste, peschiamo pure un buon romanzo, ed esclamiamo: “Ma pensa… era lì da oltre 10 anni e lo scopro solo oggi”!<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK54YNqMlMd2fXeAtQmLSrXRRBIQFcEa_9cRSdX9FUc2o3CfwUY5lLe5WJn-G9B-poyjpJZQd2isROkPUHOnxmDW1fWR2DxbNjfNVmES6RxbeF5Sjc2RQkLx1jglDFMU1SWSSykmHW0NAP/s1600-h/libri2.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5218694086714037234" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" height="227" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK54YNqMlMd2fXeAtQmLSrXRRBIQFcEa_9cRSdX9FUc2o3CfwUY5lLe5WJn-G9B-poyjpJZQd2isROkPUHOnxmDW1fWR2DxbNjfNVmES6RxbeF5Sjc2RQkLx1jglDFMU1SWSSykmHW0NAP/s320/libri2.jpg" width="177" border="0" /></a>È proprio quello che è capitato a me questa settimana, andando a scegliere un libro della collana “Il giallo Mondadori” (n° 2432 del 10-09-1995) un po’ malconcio (eh, già, pure con la mia maniacale attenzione al libro in quanto oggetto, ogni tanto faccio spesa nelle bancarelle dell’usato), ma piuttosto accattivante.<br /><span class="fullpost">Così ho iniziato la lettura de "La Memoria del Sangue" di Mario Coloretti (vincitore nel 1992 del premio Alberto Tedeschi con il romanzo "Dietro la Luce").<br />Ho dovuto impegnarmi per poche pagine, prima di allinearmi allo stile molto particolare dell’autore, ma una volta preso il via i due personaggi protagonisti del romanzo hanno dimostrato di poter tenere buona, buonissima, compagnia.<br />Alberto Anceschi, giornalista sportivo saccente e piuttosto freddo, e Dante Franzoni (cognome aimè troppo sentito nella cronaca recente!), medico con un passato decisamente poco chiaro… due caratteri tanto simili nella loro chiusura al mondo, quanto contrastanti, con il loro modo così diverso di affrontare i problemi. Due uomini che devono ritrovare l’equilibrio perduto e che si incontrano nuovamente in un paesino di provincia, Salizzano, dopo un numero di anni che sembra aver cristallizzato il passato in bolla fuori dal tempo.<br />E da quel passato lontano, per loro così anonimo e quasi incomprensibile, un vecchio mistero proietta la sua ombra, attraverso il sangue di una nuova vittima, sulla calda estate che avvolge gli abitanti del paesino.<br />Ha così inizio un giallo intrigante e raffinato, schiacciato sotto un’afa che sembra essere reale (forse anche per il caldo di questo periodo) e che un passo alla volta ci porta a scoprire i tanti piccoli segreti riportati a galla dalla cronaca.<br />Un giallo interessante, di quelli puri, senza inganni per il lettore, senza artificiosità. Semplice come la gente che anima il piccolo paese in cui si muovono i personaggi. In più, un romanzo che indaga con molta profondità (e con stile) l’animo dei due protagonisti, guidando il lettore attraverso due storie parallele, il giallo vero e proprio, e la storia di Anceschi e Franzoni. E senza deludere in nulla. In sostanza, un romanzo da leggere, magari proprio d’estate, sconfitti dal caldo e dall’afa. Tanto per sentirsi dentro alla storia. E magari, scoprire l’assassino.</span></div><div align="justify"><span class="fullpost"><br /><em>di Andrea Franco</em><br /></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-27197146256842402542008-06-24T10:10:00.003+02:002008-12-09T03:03:31.836+01:00Giallo Scacchi<div align="justify"> Gli scacchi sono legati al giallo fin dal primo racconto mai scritto, "I delitti della Rue Morgue" (nel quale Poe fa un ardito accostamento tra scacchi e dama, ma dopotutto nessuno è perfetto). L'accostamento deve essere <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhHlraibEwCbnp5IHNHYlz-yF3afBKAdUKEw18Dbv-K4ncB24t85ynlxONn19bM42baEisJJPIzelAiA4SZTve4JpuR0E9gqeg0InEij4j7L2T8mnoELXbc53afbPBMRTD_eFWdb3j7hWv/s1600-h/giallo_scacchi.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5215360331636117442" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhHlraibEwCbnp5IHNHYlz-yF3afBKAdUKEw18Dbv-K4ncB24t85ynlxONn19bM42baEisJJPIzelAiA4SZTve4JpuR0E9gqeg0InEij4j7L2T8mnoELXbc53afbPBMRTD_eFWdb3j7hWv/s320/giallo_scacchi.jpg" border="0" /></a>dunque piacevole, come il Martini e l'oliva (o <em>le</em> olive, e chi coglie la citazione la riporti nei commenti!), e dunque ecco l'antologia "<a href="http://www.edizioniediscere.com/giallo_scacchi.htm">Giallo Scacchi - racconti di sangue e di mistero</a>" curata per le <strong>Edizioni Ediscere</strong> da Mario Leoncini e Fabio Lotti.<br /></div><div align="justify">Trentuno racconti gialli in cui è protagonista il gioco degli scacchi. E in cui vi sorprenderà il numero di punti di vista con cui gli scacchi sono stati sfruttati, dando vita ad un'ispirazione variegata ed interessante.<br />Si parte dagli scacchi come mezzo per scoprire il colpevole lungo il sentiero di una tradizione consolidata del giallo classico, fino ad arrivare a quei racconti dove non si sa quando finisce la fantasia e incomincia la realtà. Un miscuglio fra reale e irreale, il possibile e l'impossibile, il sogno che non è un sogno. Tra gli altri, la storia con il famoso automa il "Turco" ambientata nei primi anni del Regno d'Italia e addirittura i redivivi Hitler e Che Guevara.</div><div align="justify">Tra i tanti autori, ben tre sono di <strong>RomaGialloFactory</strong>: Sabina Marchesi, Enrico Luceri e Massimo Pietroselli. E poi Gordiano Lupi, Angelo Marenzana, Enrico Solito, Mauro Smocovich etcetera...</div>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-772439821601340181.post-63476914614730046702008-06-18T11:27:00.004+02:002008-12-09T03:03:32.038+01:00Le segrete vie del maestrale<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTt7Ts8yU1JiUE7rxJLvLS7ky92mHAyXJCp6kizTtrk2aB48kmixGtWa4Po-X7D-DEVmVGQ7Ospo_MiSFjLmjA-mOhT2g1g112M9LBboNehbe7WxALto1U4mkDc_NwoIqE91jLMEWY-41X/s1600-h/Immagine1.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5213151559753981058" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 123px; CURSOR: hand; HEIGHT: 196px" height="209" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTt7Ts8yU1JiUE7rxJLvLS7ky92mHAyXJCp6kizTtrk2aB48kmixGtWa4Po-X7D-DEVmVGQ7Ospo_MiSFjLmjA-mOhT2g1g112M9LBboNehbe7WxALto1U4mkDc_NwoIqE91jLMEWY-41X/s320/Immagine1.jpg" width="150" border="0" /></a>Non c’è due senza tre. E’ in libreria il terzo libro di Nicola Verde. E’ edito dalla Hobby & Work ed è intitolato: “Le segrete vie del maestrale”. Le vie misteriose e oscure che le storie di paese, e insieme a esse le chiacchiere e le fole, possono prendere spandendosi tra le case, per le valli e le campagne. Come il vento. Il maestrale, appunto, il vento sardo per eccellenza. Una Sardegna fine anni ’60, ancora misteriosa e oscura. Silenziosa come una minaccia.<br />Il libro verrà presentato il 2 luglio 2008 (ore 18.00) alla libreria Melbook via Nazionale 254/255. Relatori: Ben Pastor e Luigi De Pascalis. Sarà presente Luigi Sanvito, editor della Hobby & Work.<br />Dalla quarta di copertina:<span class="fullpost"><br /><em>Bisogna andare a fondo, fino a tagliare la morte: questo antico proverbio sardo, frutto di una cultura millenaria, racchiude il significato più intimo de “Le segrete vie del maestrale” straordinario affresco in “giallo” di una terra bellissima e arcana.<br />Ci accompagna tra crimini e misfatti il maresciallo Dioguardi, uomo retto e pensoso al lavoro nella Sardegna del 1970. Una vivida, malinconica, appassionante tempesta di delitti e intrighi scuote il paese di Bonela, dove preti enigmatici e belle donne si alternano a fanciulli ferini e pastori-torelli, fra dicerie, fiabe, ambigui silenzi che l’investigatore, umanissimo e attento, deve comprendere ancora prima di formulare un’ipotesi di dection. Dioguardi – che somiglia a Carlo Romano, “l’attore che doppiava Jerry Lewis – indaga con pazienza e testardaggine, incontrando di volta in volta la ferocia e il terrore di carnefici e vittime, ma anche l’insospettato senso dell’ironia di una società antica e complessa.<br />Siamo al cospetto della Sardegna dei sequestri e dell’industrializzazione, dei contatti guardinghi con il Continente, in cui il meccanismo del mystery si staglia contro un fondale mutevole di caverne e sacrestie, di bar dove ci si incontra per chiacchierare più che per bere, di omosessualità mal tollerata e tragica avvenenza femminile. Il tutto in una prosa scorrevole ma ricca di amabili chicche per il lettore appassionato di storie e letteratura, che in queste trascinanti vicende di omicidi, ricatti, tradimenti e stregonerie riconoscerà il marchio dello scrittore di razza.</em><br /></div></span>RomaGialloFactoryhttp://www.blogger.com/profile/02332649942850052684noreply@blogger.com0